Dina Dore strappò il passamontagna al suo aggressore e lo riconobbe. Riuscì a domandargli: “Perché mi fai questo?”

E’ stata decisa in un istante la condanna a morte di Dina Dore, la donna uccisa a Gavoi il 26 marzo del 2008 su mandato – secondo l’accusa – del marito Francesco Rocca.

Quando Dina Dore rientra a casa, il killer è già all’interno del garage ad aspettarla. E’ un minorenne. Si chiama Pierpaolo Contu. A portarlo all’interno del garage è stato Francesco Rocca che poco prima l’ha prelevato al bivio di Ollolai e l’ha fatto nascondere nel bagagliaio della sua Bmw. Che è stato aperto solo quando l’auto è entrata nel garage.

Il piano, sempre secondo la ricostruzione dell’accusa, non prevedeva che Dina Dore fosse uccisa subito. Doveva essere sequestrata, condotta nei pressi del lago di Gusana e assassinata là. Per poi occultare il cadavere e poter parlare di una “scomparsa”. Se quel piano fosse andato in porto, probabilmente ancora oggi il “mistero della sparizione di Dina Dore” occuperebbe periodicamente le pagine dei giornali e le cronache dei telegiornali.

Ma le cose non andarono così perché la donna ingaggiò una collutazione col suo aggressore, gli levò il passamontagna. Lo riconobbe. Riuscì a domandargli: “Perché mi fai questo?“.

L’agghiacciante ricostruzione – secondo quanto scrive La Nuova Sardegna oggi in edicola – è contenuta in una relazione scritta da un agente del commissariato di Gavoi che ha sintetizzato così il racconto di un confidente. Questi gli riferì di aver deciso di avvicinare Contu dopo aver raccolto in paese delle voci secondo le quali il giovane vantava nei confronti di Rocca un “consistente credito”. A che titolo?

Il confidente conosceva il ragazzo. Tanto che poté incontrarlo per chiedergli spiegazioni. E Contu, dopo aver tentato di sviare il discorso, finì col dirgli tutto: aveva fatto a Rocca un “grosso favore”,  l’omicidio della moglie.

Quindi il racconto dettagliato di quel pomeriggio del 26 marzo 2008: l’appuntamento fuori dal paese, l’ingresso nel garage, l’omicidio. E poi la fuga  per la strade del centro storico di Gavoi, in direzione di Sant’Antiocru, verso la periferia. Fino a casa dove Contu si libera dai vestiti e, poco tempo dopo, li brucia per nascondere ogni traccia.

 

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