Curatorias – Overview of an Island: cartoline aeree per curare il territorio

Un contorno bianco e uno scatto aereo, dall’alto. Sotto, il nome della località, e le coordinate satellitari. Il messaggio è facilmente comprensibile ed è un’analisi secca, che non ha bisogno di interpretazioni. Il tutto a portata di mano, anzi di mouse, nasce così Curatorias – Overview of an Island, dove l’Isola è appunto la Sardegna. Una raccolta di fotografie prese da Google Earth, al momento poco più di 20, pubblicate a blocchi di tre ogni settimana in una pagina Facebook appositamente creata, e che presto confluiranno in un sito web. Poi, chissà. Forse verranno esposte, forse proiettate. “Al momento – dice il curatore, Roberto Sanna, architetto nuorese di 26 anni – devo ancora studiare bene i limiti imposti da Google. Ovviamente in ognuna, indico sempre la provenienza. Mio è lo sguardo, e il lavoro di postproduzione”.

Sul metodo vince l’idea, il risultato è una serie di cartoline esteticamente avvincenti ma che indagano sul paesaggio della Sardegna. “Non volevo metter su un progetto troppo tecnico, ma qualcosa di accessibile a tutti che portasse comunque a una riflessione – dice ancora Sanna, laureato a Cagliari – un qualcosa che andasse al di là della rappresentazione spesso banale della Sardegna: o folkloristica, o nostalgica. Qualcosa di incisivo che facesse ragionare anche sullo stato dei luoghi e sulle conseguenze delle azioni umane”. Insomma non geografia accademica, ma luoghi da conoscere in un modo “obiettivo”, precisa ancora. Tutto scritto nella premessa sul social network, una sorta di manifesto: “Se l’uso delle riprese dal satellite e dei navigatori informatici è ormai generalizzato grazie ai dispositivi mobili, lo è meno la diffusione di queste immagini nell’uso comune, come strumenti capaci di far interrogare le persone sulla qualità del proprio habitat”. L’obiettivo è quello di creare, con la costanza, un archivio digitale e offrire spunti di riflessione. C’è solo un precedente, Daily overview, spiega l’architetto: “In ambito urbano, a New York, portato avanti da due ragazzi”.

Ed ecco quindi le immagini: c’è il mare, sì, ma non è solo quello delle vacanze. O almeno, non solo: c’è il promontorio di Golfo Aranci con Capo Figari in bella evidenza, blu turchese, e nero carbone, una frattura netta con il verde creata da un incendio nell’estate del 2013 che ha devastato l’area protetta. E poi ci sono gli scogli di Caprera, punteggiati di yacht. Capo Sant’Elia, a sud, Cagliari con alle spalle le saline rosa e la città color polvere. Le dune della costa occidentale, ad Arbus, con il serpentone color ruggine del fiume che scende dalle ex miniere fino al porto Canale di Cagliari, sullo stagno Sa Illetta, con i rettangoli colorati dei container e le navi merci.

Da sud a Nord fino all’entroterra e a luoghi simbolo: anche periferici, marginali, industriali, di servitù (come le basi militari), le campagne o i paesi abbandonati. “Ogni scelta è anche politica – dice Sanna – il territorio è una sorta di palinsesto che scriviamo e riscriviamo ogni volta. Si tratta di una raccolta che va per album tematici, in tutti si può trovare spesso il margine, una frattura con un contrasto netto”. Tutte le foto sono accompagnate da una piccola descrizione in cui si sintetizzano le dinamiche vissute, in quel momento dai luoghi, come la foresta del Marganai, nel Sulcis, scattata nel 2013: bosco da una parte, tronchi tagliati dall’altra. “Lì sono arrivato per caso, leggendo gli articoli di Sardiniapost – dice ancora Sanna – mi sono incuriosito, ho chiesto le coordinate e sono andato a vedere. L’immagine è di impatto, non entro certo in merito alle polemiche di esperti e politici, è una foto dove c’è un margine chiaro, poi, forse cambierà di nuovo. Di certo penso ci sia stato un difetto di comunicazione dei progetti, viste le reazioni pro e contro”. E ancora basta sfogliare gli album digitali e si incontrano i fanghi rossi delle industrie del Sulcis, le rampe di lancio dei missili a Quirra – Poligono interforze sperimentale tra Perdesdefogu e Villaputzu – sulla costa orientale. E a Sarroch: due insediamenti allineati, quello imponente della raffineria Saras e il piccolo paese. O il centro fantasma per eccellenza: Gairo, in Ogliastra.

 

Uno sguardo anche al passato, con i complessi nuragici, alle città – Cagliari – e a contesti in divenire: come gli ex orti di ulivi che circondavano Sassari che ora appaiono frazionati dalle case agricole diventate nel frattempo le villette della classe media.  E c’è pure l’unico lago naturale, vicino ad Alghero, quello di Baratz – circondato dai campi delle bonifiche – e le preziose vigne poco distanti. Geografie nette, segni dell’uomo chiari sui territori. Come avviene la selezione? “Finora ho cercato di mantenere un certo equilibrio geografico tra nord e sud – dice Sanna – paradossalmente non ho ancora inserito nulla della mia città: Nuoro. Semplicemente girovago…”. E il nome del progetto? Curatorias è inteso in due sensi, entrambi pensati – spiega ancora. “Era il termine con cui in epoca giudicale di indicava una divisione sia amministrativa, sia territoriale. E poi c’è il senso etimologico della parola, la radice cura- in italiano e in latino, nell’interpretazione avere cura di, amare”. Perché le azioni sui territori non sono privi di conseguenze, almeno non tutti. E guardare, semplicemente, può aiutare a capire.

Monia Melis

 

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