Crac Sept, Cappellacci in Aula: “Problemi nati dopo il mio addio”

“I problemi della Sept si sono sviluppati in epoca successiva, quando c’eravamo noi aveva grandissime potenzialità di sviluppo e aveva già ottenuto ottimi risultati. Non esisteva nessun indice di insolvenza e tutto faceva ipotizzare un futuro radicalmente diverso per la società”. Lo ha detto questa mattina in aula Ugo Cappellacci davanti ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Cagliari, dove si sta tenendo il processo per il crac milionario della Sept Italia nel quale l’ex presidente della Regione è imputato assieme al sindaco di Carloforte, Marco Simeone, e ad altre 12 persone. Cappellacci ha parlato anche di crediti, acquisizioni e patrimoni immobiliari, difendendo quanto fatto nel breve tempo in cui, da commercialista, è rimasto nel consiglio di amministrazione della società. L’esponente di Fi era finito nell’inchiesta sulla presunta bancarotta dell’azienda con sede a Cagliari e stabilimento a Quartu, specializzata nella produzione di vernici per l’industria, perché alla fine del 2001, in qualità di consigliere delegato, avrebbe avallato l’acquisto di una società dello stesso Simeone. Ma sino a quando il commercialista era nel Cda (gennaio 2003), la società – ha ripetuto – sembrava tutt’altro che destinata al fallimento.

“C’erano delle criticità finanziarie – ha detto Cappellacci – ma la criticità non era insolvente. La Sept aveva avuto un indice di crescita del 90%, qualcosa di straordinario. Non c’era realmente alcun tipo di preoccupazione, bisognava governare con competenze tutto il processo. E questa è la condizione che ponemmo, con Dionigi Scano, per entrare: nominare due sindaci per mettere in atto tutti i controlli del caso. La Sept Italia all’epoca era un astro nascente dell’economia sarda. Al momento nessuno poteva prevedere quanto poi è accaduto”. La società è poi fallita sette anni dopo, nel 2010. Oltre al sindaco e al governatore, ci sono a giudizio gli ex amministratori della Sept Dionigi Scano, Marcello Angius e Marco Isola; i sindaci dell’azienda Oscar Gibillini, Antonello Melis ed Elisabetta Morello, Riccardo Pissard, Stefano Fercia, Carlo Damele e Maddalena Comparetti. In precedenza aveva deciso di essere sentito davanti al collegio presieduto da Massimo Costantino Poddighe anche lo stesso Scano, avvocato e docente universitario che aveva fatto parte per pochissimo tempo del Cda della Sept assieme a Cappellacci. “Mi sono dimesso il 2 luglio 2002 perché avevo molti lavori – ha detto ai giudici – all’epoca era tutto perfetto. È una storia kafkiana perché tutti i documenti che dimostravano la correttezza del mio operato e di quello di Cappellacci erano in un server. Bastava chiedere le password che non sono state chieste o cercarli”.

Il processo proseguirà il 14 aprile quando verrà sentito il principale imputato, Marco Simeone, mentre il 3 giugno inizierà la discussione del pubblico ministero Giangiacomo Pilia. Altre udienze già fissate il 9, 10 e 16 giugno, mese entro il quale sarà pronunciata la sentenza. (Ansa)

 

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