Corruzione, Solinas indagato con altri 3. Due inchieste su villa al Poetto e nomina di Dg

Alessandra Carta

Christian Solinas è di nuovo indagato. Il presidente della Regione è sotto accusa per corruzione. L’inchiesta riguarda la compravendita della sua villa al Poetto che, stando al pm Giangiacomo Pilia, titolare del fascicolo, passa per la caparra ricevuta dall’imprenditore Roberto Zedda. Il quale, a sua volta, dal governatore ha comprato un rudere sui monti di Santa Barbara, a Capoterra, pagandolo a peso d’oro. Sotto accusa pure il consulente di Solinas in Regione, Christian Stevelli. Lo stesso magistrato inquirente ha in mano anche un secondo faldone per la nomina di Roberto Riamondi nell’Eni Cbc Bacino del Mediterraneo, che fa capo alla presidenza: al Dg scelto a settembre è stato inviato il quarto avviso di garanzia.

Era primo pomeriggio quando sull’Osservatorio di Mario Guerrini, la pagina che il giornalista in pensione ha su Facebook, è stata rilanciata la notizia sul blitz della Guardia di finanza a Palazzo, poi rilanciata da giornali e agenzie di stampa. I militari delle Fiamme gialle sono andati via dalla Regione con cellulari e tablet. Il lavoro di indagine è solo agli inizi e tra i reati ipotizzati c’è pure il riciclaggio.

Come riportato da L’Unione Sarda, la prima inchiesta riguarda la villa che Solinas ha comprato al Poetto, operazione per la quale a settembre del 2021 la Procura di Cagliari aveva aperto un fascicolo modello 45, senza indagati. Il presidente della Regione ha pagato la casa un milione e 100mila euro con rogito firmato il 10 marzo del 2021 e preliminare datato 2 dicembre 2020. L’acquisto venne preceduto da un altro investimento, stavolta con Solinas venditore di un rudere a Capoterra, rilevato dai Frati minori a costo zero nel 2002 in cambio della riqualificazione. Si tratta di un edificio classificato dal Ministero dei Beni culturali come “immobile di interesse storico” e valutato in 35mila. Ma se il Mibact lo rilevasse per un supremo interesse pubblico al proprietario ne darebbe solo 15mila.

Eppure c’è stato un imprenditore di Cagliari, Roberto Zedda, editore di YouTg Net, che per quel rudere ha firmato un preliminare di acquisto da 550mila euro. Così divisi: 250mila versati come caparra il 4 novembre 2020, ventotto giorni prima del preliminare per la casa al Poetto. Poi, non rispettando le scadenze, c’è stato un secondo versamento da 125mila euro datato 4 novembre 2022. Lo scorso dicembre era prevista l’ultima tranche del pagamento da 175mila euro, ma non sappiamo se la conclusione del rogito sia effettivamente avvenuta.

L’imprenditore Zedda, che lavora con la Regione, si è fatto avanti per il rudere attraverso la Silvia srl, società che “coordina, promuove e gestisce attività e servizi” per i migranti. Solinas, invece, per coronare il suo sogno della villa al Poetto ha chiesto un prestito da 800mila euro al Banco di Sardegna. Proprio a settembre 2021, mentre l’apertura del fascicolo modello 45 era agli onori delle cronache, il governatore pubblicò su Facebook una autodifesa nella quale disse di aver comprato il rudere a Capoterra “investendo tempo e risparmi”. Nel 2002 Solinas non era ancora consigliere regionale (lo diventerà per la prima volta nel 2009 e in quella stessa legislatura prese dei soldi pubblici per la riqualificazione; ma siccome non fece i lavori, finì sotto indagine e poi uscì pulito restituendo i denari presi. Questa però è ancora un’altra storia).

La seconda indagine riguarda invece la nomina di Raimondi all’Eni, l’Autorità regionale che si occupa di cooperazione nel bacino del Mediterraneo. Il nome del Dg è divenuto di recente un caso politico in Consiglio regionale, perché Massimo Zedda ha chiesto lumi sul fatto se il Raimondi scelto da Solinas fosse quello citato nei Panama Papers. L’avvocato del manager, Marco Angelini, mandò ai giornali che scrissero di quella seduta una lettera di fuoco, tra cui Sardinia Post, salvo poi confermare che il suo assistito compariva nelle carte di quell’affaire finanziario.

Solinas è già a processo per le nomine di Silvia Curto e Pasquale Antonio Belloi, l’una alla presidenza, l’altro alla Protezione civile. Il governatore è accusato di abuso d’ufficio: per la Procura di Cagliari i due direttori generali non avevano i titoli, tanto che in quello stesso anno, sotto Natale (era il 2019), il Consiglio regionale approvò la cosiddetta leggina Salva Dg che allargava i requisiti per ricoprire gli incarichi manageriali.

Alessandra Carta

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