Chiara strangolata dalla madre col cavetto del cellulare. Ma prima 20 coltellate

Una battaglia per la morte. Un’omicidio in più tempi. Un orrore. Chiara Carta, 13 anni, uccisa dalla mamma Monica Vinci a Silì, ha provato a difendersi dalla furia di chi l’ha messa al mondo. La ragazzina ha smesso di respirare per via di quel cavetto del cellulare che la donna, 52 anni,. le ha stretto al collo. Ma prima sul corpo della figlia ha inferto venti coltellate, tutte con un taglierino.

Chiara, che tra un mese avrebbe compiuto 14 anni, è stata ammazzata in bagno, unica parte della casa trovata in disordine. Ma prima di morire, hanno ricostruito gli inquirenti, è passata in più punti della casa nel tentativo di sfuggire alla furia omicida della madre, ricoverata nel reparto di Psichiatria a Sassari, dove i medici le stanno curando anche una frattura al bacino e un trauma cranico, conseguenze del lancio dalla finestra. La 52enne, infatti, dopo aver ucciso la figlia si è lanciata dal primo piano della loro casa in via Martiri del Risorgimento.

A venire fuori, dai racconti del padre Piero Carta, vigile urbano a Oristano, è anche la contesa l’affidamento di Chiara. I genitori della ragazzina erano separati. Ultimamente, ha raccontato a L’Unione Sarda l’avvocato dell’uomo, Filippo Cogotti, la 13enne si era avvicinata al padre che si era rivolto a un avvocato per ottenere che la figlia vivesse con lui, visti i problemi di salute della donna. La quale, a sua volta, da un medico aveva invece ottenuto l’idoneità a occuparsi della figlia.

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