Carignano, vitigni centenari nel Sulcis: nasce la “Comunità slow” per tutelarli

di Andrea Tramonte

Al centro sempre c’è il bene comune legato a cibo, ambiente e socialità. Ma con un obiettivo importante in più: valorizzare e tutelare l’antica tradizione dell’allevamento su sabbia delle viti del Carignano su piede franco, tipico delle isole del Sulcis. Vitigni centenari di Sant’Antioco che meritano di essere salvati dall’estinzione. Nasce così la prima comunità di Slow Food in Sardegna, che verrà presentata giovedì alle 19:30 alla Tenuta la Sabbiosa di Calasetta. La “vitis europea” si è salvata dall’epidemia di Fillossera di inizio Novecento e oggi è “espressione della viticoltura eroica delle isole minori” – spiegano dall’organizzazione -, uno scrigno di biodiversità e base di importanti produzioni ecosostenibili portate avanti da alcune piccole aziende della zona.

Le “comunità Slow” sono un modello sociale, culturale, economico e politico che mirano a promuovere il territorio facendo leva su alcune straordinarie eccellenze enogastronomiche, difendendo le tradizioni locali. Il nuovo progetto in Sardegna si prefigge di dare valore ai vigneti storici di Carignano, coltivati su sabbia marina. “Un unicum mondiale”, fanno sapere da Slow Food Sardegna. L’obiettivo è anche quello di fare rete, stimolare delle sinergie con le istituzioni e gli attori del turismo per creare un “distretto del vino” legato al Carignano a piede franco. “La ripresa produttiva, la creazione di valore e la restituzione della dignità ai viticoltori ed ai produttori della punta Sud Ovest della Sardegna – spiegano i promotori del progetto -, con le sue Isole di Sant’Antioco e di San Pietro, ricche di tradizioni locali su prodotti e ricette di una gastronomia eccellente, sono i valori fondanti della Comunità”. I vitigni sono biodiversità vocate alla conduzione in biologico. Una viticoltura che non può essere meccanizzata: “Non può essere percorsa da macchine vendemmiatrici e qui le condizioni climatiche non sono le più favorevoli all’allevamento della vite: assetata dalle scarse piogge, affamata dal terreno sabbioso, resiste grazie alla sua naturalità, forza e resistenza”.

Anche per questo non sono numerosi i produttori che imbottigliano il vino “a piede franco”. La sfida della comunità, pertanto, è quella di riprendere possesso dei territori coltivabili – strappandoli da speculazioni edilizie o dall’abbandono – e dare nuove opportunità di lavoro e di speranza in un territorio dove l’incidenza di disoccupazione e disagio sociale è molto elevata. Il Carignano vanta oltre 400 ettari coltivati a vite nelle isole del Sulcis, con una percentuale di oltre il 95 per cento a Calasetta e del 90 a Sant’Antioco. “Siamo ottimisti – dicono da Slow Food – sul possibile pieno recupero delle vigne incolte, sulla crescita di conduzione in biologico delle stesse, tali da portare i vinicoltori ai maggiori successi di mercato”.

La presentazione della Comunità si svolgerà alla Sabbiosa, cantina di Calasetta che ha saltato le viti con le radici a piede franco, su terreni sabbiosi. I più antichi sono coltivati ad alberello o alberello appoggiato e il lavoro si svolge come un tempo. La Comunità sarà presentata da Tessa Gelisio, della cooperativa Biomar di Calasetta e volto televisivo noto per i suoi servizi sull’ambiente e sulla gastronomia. (Foto di apertura dal sito de La Sabbiosa)

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