Calcio, ex giocatori raccontano agli studenti lo scudetto del Cagliari

Lezione in aula magna sullo scudetto del Cagliari. I prof? Quattro protagonisti di quello storico tricolore conquistati matematicamente 48 anni fa, il 12 aprile 1970: Ricciotti Greatti, Beppe Tomasini, Adriano Reginato e Cesare Poli. Un successo che ha segnato le loro vite: tutti e quattro sono rimasti a vivere in Sardegna. Ad ascoltare storie e aneddoti 200 studenti del liceo classico Siotto: l’aula magna sembrava proprio uno stadio.

“Quando sono arrivato al Cagliari- ha ricordato Greatti- ti sbattevano in Sardegna per punizione. Nemmeno io volevo venirci: ricordo il viaggio in auto da Olbia, non finiva mai, percorrendo strade che non si potevano definire tali. Negli stadi della Penisola ci urlavano ‘banditi’ e ‘pecorai’. Pian piano però ci siamo guadagnati il rispetto e la simpatia di tutti, grazie alla bellezza del nostro gioco. Io qui mi trovavo a casa: così quando anni dopo mi vendettero al Vicenza rifiutai, rinunciando a un bel po’ di soldi. Mi ero innamorato della Sardegna”.

Storie di un altro calcio. Reginato detiene ancora il record di imbattibilità iniziale nei campionati a 18 squadre, stabilito nel 1966-67: “Sono stato fortunato – ha ricordato il portiere – Il record lo condivido con i miei compagni, il merito principale lo attribuisco a loro. Eravamo fortissimi in tutti i reparti. L’allenatore Silvestri era un duro, mentre Scopigno che lo sostituì alla guida della squadra ci responsabilizzava. Uno scudetto indimenticabile”. Di Scopigno ha parlato anche Poli: “Sembrava che non gliene importasse niente, col suo fare disincantato, invece di noi sapeva tutto. In una squadra c’è chi gioca di più e chi di meno, ma il gruppo era veramente affiatato, dentro e fuori dal campo. Il Cagliari era davvero una grande squadra, arrivava sempre nei primi posti, penso che con un pizzico di fortuna avrebbe potuto vincere di più”. Poi le domande dei ragazzi. “Cos’era Gigi Riva per voi?”. Per tutti risponde Tomasini: “Gigi era il nostro condottiero: tutti eravamo importanti, amici dentro e fuori dal campo, ma lui era la nostra guida e noi lo seguivamo”.

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