Cabras, Comune e Area marina contro lo stop alla pesca dei ricci: “È un danno”

Il blocco della pesca dei ricci all’interno dell’Area marina protetta (Amp) Sinis-Mal di Ventre, disposto nei giorni scorsi dal ministero dell’Ambiente, “danneggia l’economia locale e finirebbe per favorire la raccolta illegale”. Sono le motivazioni con le quali il Comune di Cabras e la stessa Amp hanno chiesto a Roma ministero la riapertura della pesca proponendo una limitazione al numero degli esemplari che potranno essere prelevati nella stagione in corso rispetto a quella dello scorso anno.

Il provvedimento del ministero, motivato con la necessità di salvaguardare una risorsa che risulta in grave sofferenza, era stato subito contestato dai pescatori professionisti titolari delle concessioni di pesca all’interno dell’Amp Sinis Mal di Ventre. Il presidente dell’Area marina e sindaco di Cabras, Cristiano Carrus, assieme al direttore Giorgio Massaro, si sono fatti portavoce della loro protesta e hanno formulato una proposta che prevede tre diverse ipotesi di riduzione degli esemplari prelevati complessivamente. La più drastica indica un limite massimo di 500 esemplari al giorno per ognuno dei 55 ricciai titolari di concessione per un massimo di 30 giorni e un
totale complessivo di 825mila esemplari pari a poco più del 50 per cento di quelli che si erano potuti prelevare nel 2015.

La proposta, secondo il presidente e il direttore dell’Amp, consentirebbe di rispondere alle aspettative socio economiche del territorio senza compromettere la conservazione della risorsa. Il vero nemico da combattere, secondo i vertici dell’Amp, sarebbero infatti i pescatori abusivi che con l’allontanamento dei ricciai autorizzati avrebbero campo libero per le loro razzie.

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