Bimbo segregato, i genitori muti dal Gip. Il figlio: ‘Non voglio più vivere con loro’

I genitori-carcerieri restano in cella. Lo ha deciso il gip del tribunale di Tempio, Cristina Interlandi al termine dell’interrogatorio di garanzia del padre e la madre del bimbo di 11 anni segregato nella stanza di una villetta nelle campagne di Arzachena. I due, arrestati sabato dai carabinieri, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Hanno scelto la strada del silenzio davanti alle precise domande che venivano poste loro dal magistrato in una saletta riservata dal tribunale di Tempio.

Nei loro confronti è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare: sono accusati di sequestro di persona e maltrattamenti. Nell’ordinanza il Gip parla espressamente di privazione della libertà, con l’aggravante della tenera età del figlioletto. Un quadro accusatorio pesantissimo, quello presentato al Gip dal pubblico ministero, Luciano Tarditi, titolare dell’inchiesta. Una serie di elementi che lasciano pochi dubbi sul comportamento tenuto da padre e madre nei confronti del bambino costretto da diversi anni a vivere in un incubo: confinato, a suon di botte, all’interno di una stanza-cella ricavata nella villetta nelle campagne di Arzachena mentre loro uscivano per andare a divertirsi. Come è accaduto nell’ultimo fine settimana, quando la coppia non ha rinunciato all’invito di amici a trascorrere una serata in loro compagnia. I due non avrebbero esitato a segregare per l’ennesima volta il loro ragazzo all’interno di quel tugurio fatiscente nel quale avevano lasciato un bidone di immondizia da usare per fare i bisogni – retaggio delle peggiori carceri dell’ottocento -, un panino indurito e una bottiglia d’acqua. Il bambino però questa volta, grazie a un telefonino, è riuscito a chiedere aiuto. Ha composto il 112 trovando nel centralinista della caserma dei carabinieri di Olbia una voce di conforto e, soprattutto, la fine di quell’incubo. Il militare, infatti, si è subito reso conto della situazione e ha dato l’allarme. Poche ore dopo quel bambino, anche al telefono chiedeva di parlare con “zia Valentina” è stato liberato e i genitori sono stati arrestati.

Le indagini, coordinate dal capo della procura della Repubblica di Tempio, Gregorio Capasso e condotte dagli uomini del nucleo investigativo dei carabinieri del reparto di Olbia, proseguono. La coppia, stando alle informazioni raccolte sentendo parenti e amici, all’esterno avrebbe avuto un comportamento ‘regolare’ e mai nessuno avrebbe avuto sospetti su cosa riservassero al figlio. “Non voglio più vivere con i miei genitori”, ha detto il ragazzino ai carabinieri appena entrati in casa per liberarlo. Una richiesta già al vaglio del Tribunale dei minori, che dovrà valutare nelle prossime ore i provvedimenti da adottare nei confronti della coppia.

“I tempi sono stati strettissimi – spiega l’avvocato Marzio Altana (nella foto) che difende i genitori – e ho potuto parlare con i miei assistiti solo cinque minuti prima dell’udienza. Domani incontrerò entrambi per capire come si siano svolti i fatti e decidere la linea difensiva da adottare. Per il momento posso solo dire di avere piena fiducia nell’operato degli inquirenti, persone di elevata esperienza e professionalità”. Il bimbo, intanto, è stato trasferito in una località protetta e affidato alle cure di psicologi e assistenti sociali. I genitori sono stati trasferiti nel carcere di Bancali a Sassari.

Giampiero Cocco

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