Attentati ai sindaci, il triste record dell’Isola: un’eterna “emergenza”

Una vera emergenza sociale e di ordine pubblico. Un male presente in tutto il Mezzogiorno d’Italia che però in Sardegna si manifesta con una costanza e una sistematicità impressionanti. I dati parlano chiaro: oltre 1.100 attentati ai danni di sindaci, assessori, esponenti delle forze dell’ordine e sindacalisti dal 2011 al 2013, 35 intimidazioni ai primi cittadini nel solo primo semestre del 2014.

Siamo ai vertici della classifica nazionale. E quello contro il sindaco di Bultei, Francesco Fois, è solo l’ultimo attentato di una lunga lista. Pochi giorni fa c’era stata la lettera con minacce di morte al sindaco di Bonorva, Giammario Senes, e alla giunta comunale, a settembre era stata data alle fiamme l’auto del sindaco di Selargius, Gianfranco Cappai. E prima era toccato ai sindaci di Mamoiada e Ottana.

Come riporta l’Ansa, a quantificare questa emergenza e a lanciare l’allarme era stata alcuni anni fa l’Università di Sassari che, attraverso il suo Osservatorio sociale sulla criminalità, aveva piazzato la Sardegna al comando della classifica relativa alle intimidazioni ai danni degli amministratori locali con i più di 1.100 attentati – precisamente 1108 – nel triennio 2011- 2013. Un dato che supera di cinque volte quello della Campania. Un record in qualche modo sancito dalla legge. La Sardegna è, infatti, l’unica regione in Italia in cui, nel 1998, è stata approvata una normativa con cui vengono previsti indennizzi a favore delle vittime (sono stati già erogati tre milioni di euro).

Dopo l’attentato di Bultei, il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau ha sollecitato l’intervento dello Stato. In realtà il problema, anche se evidentemente con scarsi risultati, è da anni all’attenzione della politica. A gennaio di due anni fa l’allora ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, venne in Sardegna per fare il punto sul fenomeno. Tre anni primi era stato il suo predecessore, Roberto Maroni, a visitare l’Isola per lo stesso problema.

Dopo l’ondata di attentati del 2013 è stata creata la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali che dovrebbe concludere i suoi lavori nel prossimo mese di marzo. A presiederla è la senatrice del Partito democratico Doris Lo Moro e ne fanno parte due senatori eletti in Sardegna, Ignazio Angioni, anche lui del Pd, e Luciano Uras, di Sel.

La commissione  è giunta in Sardegna il 13 giugno dello scorso anno. Ha svolto audizioni col procuratore generale presso la Corte d’Assise di Cagliari e con i procuratori della Repubblica di Cagliari, Lanusei, Oristano e Sassari. Ha sentito tutti i questori, i comandanti dei Carabinieri e anche l’ufficio di Presidenza della I Commissione autonomia e ordinamento regionale del Consiglio regionale. Ascoltati anche i sindaci di Burgos, Dolianova, Siurgus Donigala, Villaurbara, Mandas e Benetutti, oltre che l’assessore ai Lavori pubblici di Villaurbana.

In quell’occasione, il procuratore capo di Cagliari, Mauro Mura, sintetizzò così il fenomeno: “Probabilmente il meccanismo è sempre lo stesso: in Sardegna esisteva la vendetta (per la quale, oggi come oggi, manca la sanzione sociale), proprio perché evidentemente la comunità non si riconosceva nello Stato e lo riteneva incapace di fare giustizia; da ciò deriva la vendetta. In qualche modo, l’attentato al pubblico amministratore si muove sulla stessa linea: tu non hai emesso un provvedimento di concessione edilizia che io ti ho chiesto perché sto costruendo su un terreno della comunità; tu hai un piano regolatore ma a me non importa, io ho il terreno e tu mi devi dare la concessione; io non mi identifico nel codice dello Stato ma in altre regole. Da ciò origina quindi l’attentato come strumento di intimidazione, ma molto spesso anche come atto ritorsivo”.

In quell’occasione, il procuratore Mura sottolineò che, accanto alla matrice tradizionale di questi attentati, parevano delinearsene altre, in particolare  gli appalti relativi al ritiro dei rifiuti. Il procuratore generale Angioni affermò che in alcuni casi non era da escludere che potesse esserci “lo zampino  della criminalità organizzata di importazione, considerati anche gli interessi che, specie nel settore immobiliare”.

N.B.

 

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