Arrivano i berretti ‘analogici’ di Supar: nuova collezione del brand cagliaritano

Da un lato ci sono due giradischi, un mixer e una collezione di pezzi in vinile, specie funky e house. Dall’altra una macchina serigrafica, il telaio e la “racla”. Lo sfondo è un piccolo garage cagliaritano dove due amici si incontrano da anni, cornice di una collaborazione do it yourself che si nutre di due elementi fondamentali: le vibrazioni e il calore della musica scelta dal dj cagliaritano Francesco Tedde, 27 anni, e le competenze tecniche di Alberto Serreli, grafico ventottenne e titolare del marchio di abbigliamento Supar. Il risultato è una nuova collezione di cappellini, cuffiette, felpe e t-shirt stampate a mano, rigorosamente in “analogico” e a tiratura limitata. Una nuova serie che verrà presentata giovedì 31 all’interno di Recut, barber shop nel corso Vittorio Emanuele a Cagliari: durante l’evento ci sarà il dj set di Zou, alias di Francesco, e le serigrafie live di Alberto che andranno a occupare le vetrine del parrucchiere.

Supar nasce dieci anni fa come passatempo di due cagliaritani allora appena maggiorenni, Alberto Serreli e Alin Sandu. Il primo futuro grafico, il secondo illustratore. “Era una sorta di gioco, almeno all’inizio”, racconta Alberto. “Abbiamo deciso di unire le nostre passioni per creare t-shirt originali, stamparle e commercializzarle all’interno di piccoli eventi disseminati per la città”. Fin dall’inizio la scelta di campo è stata chiara: no stampa digitale (“troppo fredda, asettica”), sì invece alla stampa manuale. “Con la serigrafia segui tutti i passaggi e ti relazioni coi tessuti, gli inchiostri e gli strumenti. Apprezzi ogni singolo “pezzo”, senti tuoi ogni aspetto del prodotto e del processo”, spiega Alberto. Il logo stesso “parla” di serigrafie: il rettangolo rappresenta la stesura della gelatina nel telaio serigrafico con il nome fotoinciso sopra. Da un anno Serreli ha deciso di rilanciare il progetto e di renderlo un lavoro vero e proprio, una scommessa per il futuro. “Disegno le collezioni e le commercializzo negli eventi che creo, per ora a Cagliari ma con l’obiettivo di allargarci. Abbiamo anche uno shop online ma preferiamo il contatto con il pubblico”, racconta. Ora è nata la nuova collezione, creata in collaborazione con Francesco Tedde. Il frutto di un’amicizia di lunga data e di una interazione basata sulla musica. “Abbiamo iniziato a immaginare come provare a tradurre graficamente le sensazioni che ci dava l’ascolto di certa musica”, racconta Francesco. “Da lì abbiamo iniziato a confrontarci, a buttare giù alcune idee fino ad arrivare al risultato finale”.

I due ragazzi hanno scelto i materiali e i tessuti adatti a raccontare la storia che avevano in mente e poi avviato tutto il processo per produrre la collezione, in primis i cappelli. “Si parte dal telaio”, racconta Alberto, “che ha una forma rettangolare e una cornice metallica. Su uno dei lati è sistemata una tela, che deve rimanere rigidissima. Sopra si cosparge una gelatina celeste: una volta asciutta si deposita un foglio di acetato, dove sono stampate le grafiche, tra il telaio e un bromografo. Quest’ultimo è una fonte di luce con raggi Uv potentissimi, che vanno a seccare la gelatina a eccezione dei punti in cui è presente la grafica. Subito dopo si prende il telaio e e si cerca di rimuovere con un getto d’acqua le parti di gelatina non seccate: rimane solo la grafica. A quel punto procediamo alla stesura dell’inchiostro con la racla, specie di spatola che pressa il colore e consente di farlo filtrare nei punti vuoti della tela. In questo modo la grafica si deposita e si imprime sul tessuto. Che viene ritagliato e poi cucito a mano su cappellini e t-shirt“. La grafica è una nuova versione della linea “topeenee”, l’iconico topo disegnato in altre linee di t-shirt proposte da Supar. La collezione è a tiratura limitatissima: trenta cuffie, venti cappellini e poi ancora una trentina di felpe e magliette. Ed è anche rispettosa dell’ambiente. “Gli inchiostri che utilizziamo sono tutti a base d’acqua. E abbiamo deciso anche di non utilizzare i forni. Nel colore misceliamo un catalizzatore che consente di avere un miglior fissaggio e un’asciugatura senza l’ausilio dell’energia elettrica. Anche dal punto di vista della selezione del vestiario – conclude Serreli –  abbiamo un occhio di riguardo per l’ambiente: ogni capo ha una serie di certificazioni che parlano green ed ecologico. Merito dei nostri fornitori che ci garantiscono di tenere alti i nostri standard etici”.

Andrea Tramonte

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