Armamenti, la relazione al Parlamento: ‘Nel 2018 niente bombe Rwm in Yemen’

L’anno scorso nessuna bomba prodotta in Sardegna sarebbe stata venduta all’Arabia Saudita per essere sganciata sullo Yemen. Il dato viene diffuso dall’Ansa che ha visto la relazione annuale sugli armamenti che viene presentata al Parlamento. Il valore dell’export di armi italiane verso Riad è crollato da 427 milioni di euro del 2016 a 13 milioni nel 2018, facendo uscire l’Arabia saudita dalla top 25 dei Paesi destinatari.

Secondo l’agenzia di stampa, la società che produce bombe a Domusnovas – contestata da comitati e associazioni che ne chiedono la riconversione – non avrebbe avuto licenze di esportazione verso Riad nel 2018. Nel 2018 il valore delle esportazioni della Rwm Italia è stato di 294 milioni di euro, pari al 6% del totale, si legge ancora nella relazione. La società ha rapporti commerciali con 25 Stati e fornisce con regolarità una decina di Paesi Ue e Nato, fra cui anche il ministero della Difesa italiano.

“Le bombe continuano a partire verso la penisola arabica e le licenze del 2016 sono ancora ben lungi dall’essere esaurite. La fabbrica di Domusnovas-Iglesias continua a produrre, al massimo delle sue possibilità, per l’Arabia Saudita, sempre per fare onore a quelle autorizzazioni”. È la risposta del Comitato per la riconversione della Rwm alla notizia secondo la quale nessuna bomba per aereo sarebbe stata venduta, nel 2018, dall’industria italiana al regime saudita impegnato nella guerra in Yemen.

Secondo quanto ha appreso l’Ansa, la Rwm Italia Spa, industria con sede legale a Ghedi (Brescia), di proprietà del gruppo tedesco Rheinmetall, che produce armi in Sardegna, non avrebbe avuto licenze di esportazione verso l’Arabia Saudita. “Una cosa – si legge nella replica del Comitato – sono le licenze all’esportazione, una cosa le vendite, un’altra ancora sono le esportazioni, intese come spedizioni di merce da un paese all’altro. La realtà dei fatti, continuamente monitorata dal Comitato e da altri attenti osservatori, è ben diversa. C’è da considerare che, la limitata capacità produttiva della fabbrica, insieme al fatto che l’Arabia non è l’unico cliente, fanno sì che gli oltre 450 milioni di euro di bombe per aereo, autorizzati a partire dal 2016 (corrispondenti a circa 20mila pezzi) potrebbero richiedere fino a dieci anni di lavoro per essere prodotti e trasferiti all’Arabia”.

“Inoltre – prosegue il Comitato – dopo numerose e ben documentate indagini giornalistiche e dopo le verifiche del gruppo di esperti dell’Onu, non ci possono essere più dubbi né sull’uso in Yemen, da parte della coalizione saudita delle bombe prodotte in Sardegna, né sulle pesantissime conseguenze di quei bombardamenti su milioni di civili yemeniti, comprese donne e bambini, i quali, quando non sono stati colpiti direttamente, stanno patendo comunque le conseguenze degli attacchi, in termini di accesso al cibo, all’energia elettrica, all’acqua potabile e alle cure mediche”.

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