Allevatore ucciso a Lula, il paese si ribella: “No alla violenza”

Lula si ribella alla violenza: per venerdì sera l’amministrazione comunale, le associazioni del paese barbaricino, la chiesa e tutti i cittadini hanno organizzato una fiaccolata e una veglia di preghiera contro l’ultimo fatto di sangue, domenica scorsa, quando è caduto sotto i colpi di fucile nelle campagne del paese l’allevatore Angelo Maria Piras, sposato e con due figli. “In questo paese dopo l’epoca buia degli attentati agli amministratori e del commissario prefettizio, stavamo tentando la risalita, ma siamo ripiombati nel buio”, aveva detto il sindaco Mario Calia all’indomani dell’omicidio. Oggi il primo cittadino si adopera per mobilitare il paese a reagire: “Bisogna cercare di unire tutta la comunità- spiega Calia – e lanciare un messaggio chiaro sia all’interno del nostro paese: i cittadini di Lula non si lasceranno piegare da questi fatti. Reagiremo in modo forte a questa disgrazia: condannando in modo netto l’azione di domenica scorsa. Venerdì sarà l’occasione per ribadirlo e per stringerci simbolicamente alla famiglia di Angelo che lascia due ragazzi in tenera età”.

“Lula non abbatterti, ama i tuoi figli. Se vuoi puoi risorgere”. E’ il severo monito a non arrendersi e a reagire che il vescovo di Nuoro, monsignor Mosé Marcia, ha rivolto agli abitanti del centro barbaricino, durante i funerali di Piras. La voce del vescovo è risuonata alta e forte tra le navate affollate della chiesa parrocchiale Santa Maria Assunta. Nella sua omelia il vescovo si è rivolto direttamente all’assassino di Piras: “Caro assassino io non so chi tu sia, ma a te la vita non interessa, hai privato due figli dell’amore del padre” ha detto. Ma ha rivolto un appello anche ai giovani del paese: “Non imboscatevi dietro un muretto a secco, scoprite la bellezza della vita e guardate al futuro”. La messa è stata celebrata con il parroco di Lula, don Salvatore Goddi, il vice parroco di Bitti, don Alessandro Muggianu, e il parroco di Olzai, don Nicola Porcu. Per l’allevatore e pregiudicato ucciso il vescovo ha avuto soltanto parole di amore: “Siamo qui per accogliere un fratello non per giudicarlo, per dare a lui l’estremo saluto, ma tenendo bene in mente che la morte è risurrezione”. In prima fila nella chiesa, la moglie di Angelo, Maria Calaia e la figlia 17enne Giampiera, ma non il piccolo Antonello. Tanti i parenti e gli amici dell’allevatore, che hanno portato in spalla la bara fino alla tumulazione.

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