“La Sardegna è una miniera per un food blogger, tutta da raccontare”. Genovese d’origine, cagliaritana d’adozione, Alessandra Guigoni, antropologa e food blogger, è tra le ospiti del Festival del giornalismo alimentare, in programma a Torino dal 22 al 24 febbraio. “Fare foodscouting, cioè trovare nuovi prodotti espressioni del territorio o scoprire chef in ombra ma ricchi di talento così come piatti della tradizione, fa bene allo sviluppo e all’economia locale”, spiega Guigoni.
A Torino darà il suo contributo al tema “Quando i prodotti comunicano il Paese e i territori” portando a esempio le eccellenze dell’enogastronomia sarda, veri attrattori del turismo di settore. “Uno dei tanti esempi è la cipolla di San Giovanni Suergiu, un prodotto biodiverso con una storia molto affascinante e un gruppo di agricoltori che la sta riportando agli antichi fasti”. La food blogger appunta ancora: “Il pane con le cipolle che producono nella
cittadina sulcitana è di una bontà eccezionale. Ma basta affinare lo sguardo e si possono trovare spunti inusuali e originali anche quando si parla di prodotti arcinoti – aggiunge -: bisogna quindi entrare nella loro storia, svelarne sapori, modi d’uso, curiosità, offrendo un punto di vista personal. Tutto questo è a volte faticoso ma immensamente gratificante”.
L’antropologa sottolinea poi l’importanza della comunicazione, dello storytelling: “Non basta avere un prodotto eccellente, con una storia affascinante e produttori carismatici, se tutto quel valore è conosciuto da pochi e non si riesce a comunicarlo e a farlo entrare nel mercato”. La Guigoni ha le idee chiare su quali siano i punti
di forza dell’enogastronomia in Sardegna: “Sono artigianalità, originalità, unicità, diversità, creatività, estrema varietà di prodotti, di tecniche di produzione e l’enorme agro biodiversità. L’Isola ha delle potenzialità straordinarie – ribadisce – ma paga cara l’insularità per i trasporti e la logistica. E poi, la proverbiale riservatezza. Ma se si vuole vendere un prodotto, far conoscere un territorio, bisogna salire sul palcoscenico, perché stando dietro le quinte il pubblico non ci vede”.