Alcoa, terzo giorno di protesta. Uras (Sel): “Intervenga il Governo”

Prosegue la protesta in tenda dei lavoratori dello stabilimento Alcoa di Portovesme da tre giorni in presidio davanti alla fabbrica. I lavoratori, che per i prossimi giorni annunciano nuove iniziative, chiedono un intervento urgente del Governo sulla vertenza che li riguarda direttamente. “Stiamo aspettando risposte dall’incontro che dovrebbe esserci a Roma fra il presidente Pigliaru e il viceministro De Vincenti – ha spiegato Pierpaolo Gai della Rsu Fiom – il gruppo che qui presidia l’ingresso della fabbrica intanto cresce”. Dal primo giorno, infatti, è aumentato il numero di lavoratori che ha deciso di sistemarsi con le tende nel piazzale antistante l’ingresso della fabbrica. Intanto arriva la presa di posizione di Luciano Uras, senatore di Sel: “Il governo affronti con urgenza la situazione critica nella quale si trovano oggi i lavoratori ALCOA e le loro famiglie, costretti ad un’azione di protesta continua più che motivata per la condizione di mortificante “non lavoro” e per il rischio di vedersi negate anche adeguate protezioni di ammortizzatori sociali”.

Il senatore ha presentato una mozione volta ad impegnare il Governo volta al rilancio delle attività economiche del territorio sardo e del Sulcis – Iglesiente. “I sardi sono confinati da troppo tempo ad essere spettatori di un inaccettabile processo di deindustrializzazione produttiva del proprio territorio. Per questo chiedo al governo di dare piena attuazione di ogni piano e progetto a finanziamento pubblico senza ulteriore indugio, ricomprendendo anche gli interventi di riattivazione delle attività industriali e di ricerca sulla eco-sostenibilità dei cicli produttivi, delle azioni di risanamento e bonifica ambientale dei territori compromessi da inquinamento, e quelli di produzione energetica, a partire dalle forme di energia rinnovabile e pulita, o a basso impatto ambientale”. “E’ necessario che ci sia da parte del Governo una celere convocazione delle organizzazioni sindacali per aprire tavoli di discussione e di concertazione, con l’obiettivo di trovare soluzioni per tutti quei lavoratori interinali espulsi dal sistema produttivo-industriale e dalla conseguente chiusura degli stabilimenti. Bisogna costruire strumenti che assicurino ai lavoratori gli ammortizzatori sociali e il puntuale pagamento dei sussidi dovuti, nonché adeguati percorsi formativi di aggiornamento, qualificazione e riconversione professionale affinché ci sia una vera ripresa produttiva e lavorativa”, conclude.

 

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