LA STORIA. Addio Ryanair, la rabbia dei sardi emigrati a Barcellona

“Vivo a Barcellona dal 2010. In questi anni non ho mai scordato da dove vengo e ho sempre mantenuto un piede a casa. Ma ora, per la prima volta in tanti anni non so se riuscirò a tornare nell’isola per Pasqua”. Simone Callisto Manca, 33 anni, è un giornalista sassarese. Lavora nel capoluogo catalano come responsabile della comunicazione e delle relazioni pubbliche della Casa degli Italiani, la più antica associazione di italiani all’estero. “Qui mi trovo bene: nonostante Barcellona sia una metropoli di circa 2 milioni di abitanti, è una città molto vivibile, con infrastrutture, trasporti e servizi perfettamente funzionanti. Ma i miei genitori e molti amici vivono ancora in Sardegna, a Sassari. La frequenza dei miei ritorni – racconta – è sempre stata condizionata da due fattori: da una parte, gli impegni di lavoro; dall’altra la disponibilità di voli. Ricordo che fino a qualche anno fa, l’Alghero-Girona era quotidiano, nei 12 mesi dell’anno. Successivamente la frequenza è calata, soprattutto nei mesi invernali, fino alla forte probabilità che ora scompaiano del tutto. Diciamo che anche con la frequenza ridotta riuscivo a tornare una volta ogni mese e mezzo e due, fermo restando gli appuntamenti irrinunciabili dell’estate e delle festività natalizie. Questo mi ha permesso finora di non sentirmi ancora più “emigrato” di quanto non lo sia già, e di avere la possibilità di tornare ogni volta che volessi”.

Per Simone Callisto Manca, il rischio di un abbandono da parte della compagnia irlandese sulla tratta tra Alghero e Girona è tutt’altro che astratto. “Ho già avuto difficoltà a prenotare voli da marzo in poi. Se le cose dovessero rimanere tali, e non si sostituisse nessuna compagnia su quelle rotte, le ripercussioni sarebbero molte e immediate. E non solo per me. A Barcellona vivono tanti, tantissimi sardi, molti di più di quanti ci immaginiamo. Sono mediamente persone in gamba, che non navigano nell’oro, ma hanno avuto la possibilità di costruirsi qui una vita dignitosa, con contratti di lavoro veri e l’opportunità di un futuro: un futuro che in Sardegna spesso purtroppo è negato. A oggi verso Barcellona rimane la soluzione traghetto Grimaldi e i collegamenti stagionali per Olbia e Cagliari di Vueling. Su Alghero, niente. Stiamo tornando quindi all’epoca dell’emigrante che tornava una volta all’anno, o meno: lenita da SkypeFacebook e da Whatsapp, ma di questo stiamo parlando”.

Da giornalista, Simone è ben informato sull’evolversi della situazione. “Una vertenza come questa qui in Spagna, per esempio alle Baleari o alle Canarie, sarebbe impensabile. Confrontate il numero dei voli che atterranno ogni giorno, ad esempio, su Mallorca o su Las Palmas de Gran Canaria con quelli che atterranno su Alghero, Olbia o Cagliari: in termini numerici, non c’è confronto. Questo perché in Spagna il turismo è davvero un’industria: non basta far arrivare gli aerei, bisogna anche costruirgli attorno una situazione sociale ed economica che permetta a questi aerei di apportare un valore aggiunto a un territorio. Se gli aerei arrivano ma i trasporti pubblici sono lacunosi o spesso assenti; se l’offerta di alberghi, b&b e quant’altro è cara o poco professionale; se le spiagge sono bellissime ma senza servizi; se le strade sono pericolose e a due corsie; se la burocrazia soffoca e impedisce il dispiegarsi di un’iniziativa privata degna di questo nome ecco, che arrivino gli aerei serve a poco. Imputo questa disastrosa situazione – dice ancora – alla nostra classe politica regionale: non avere colto le opportunità di modernizzazione che si offrivano al nostro territorio quando Ryanair arrivò nei primi anni Duemila e avere pensato che “tanto la gente viene perché le nostre spiagge sono belle”. Non è colpa di Ryanair, ad esempio, se i collegamenti tra l’Aeroporto di Alghero e Sassari sono deficitari e insufficienti; se tra lo scalo di Olbia e gli altri centri dell’Isola non ci sono praticamente collegamenti; se il turista che arriva in Sardegna o affitta un’automobile oppure non si muove”.

“La nostra classe dirigente – prosegue – ha preferito il piccolo cabotaggio ai discorsi di prospettiva, e ora annaspa cercando faticosamente di trovare una soluzione a un problema che è solo la spia di un fatto molto più generale: così com’è combinata ora, la Sardegna non è competitiva, e non lo sarà per molti anni ancora. Si possono fare quanto si vogliono discorsi in pompa magna e allestire fanfare mediatiche sulle fantomatiche capacità di un treno che di veloce ha solo il nome, ma questo non cambia la questione di fondo: la politica sarda non è in grado di pensare ad ampio raggio. Compito della politica è, o dovrebbe essere, cercare appunto soluzioni politiche: ad esempio, cercando alleanze a Bruxelles, sfruttando il fatto che per la prima volta nella storia la Sardegna ha tre europarlamentari; promuovendo una mobilitazione di cittadini e società civile a tutti i livelli in difesa non di Ryanair, ma del diritto dei sardi a muoversi, a tornare a casa o a uscire e conoscere il mondo; organizzando un “piano B”, che si sarebbe dovuto predisporre da anni, chiamando a raccolta le altre compagnie aeree per non farsi trovare impreparati nel caso di un addio della compagnia irlandese”.

“Dev’essermi sfuggito – conclude – ma non ho mai sentito il Presidente della Regione affermare che “la situazione è difficile ma rassicuriamo i sardi affinché sappiano che le istituzioni stanno lavorando bene e a fondo per risolverla in maniera tempestiva e duratura”. La colletta promossa dagli imprenditori del nord Sardegna può essere meritoria, e sicuramente lo è, ma presentarsi a Dublino con il cappello in mano può essere anche un po’ umiliante: non sempre si può supplire alle mancanze della politica. I cittadini e le imprese possono aiutare le istituzioni ma non devono sostituirvisi. Se i cittadini riusciranno però a portare a casa un risultato che ora come ora sembra quasi impossibile, lo dovranno solo a se stessi e alle loro capacità di essere uniti in un momento difficile. A oggi, questa mi sembra l’unica lezione positiva, applicabile anche ad altri problemi e situazioni, che si può trarre da questo grande pasticcio”.

Michele Spanu

@MicheleSpanu84 on Twitter

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