Viaggio nel Nero poetico tra tensione e “tenerezza”

Cosa ci si aspetta da una raccolta di poesie? Che emozioni, prenda per mano e accompagni in un viaggio. Nero poetico è la prima raccolta di Giovanni Battista Calvisi (Seneca Edizioni), il frutto di una selezione di pezzi scritti nel corso degli anni. È un viaggio tra le emozioni del poeta, dalle più acerbe (forse meno mature) poesie delle prime pagine alla rabbiosa consapevolezza che esplode nel cuore della raccolta sino alla malinconia del finale.

È un universo visionario, a tratti precario, a un passo dallo sgretolamento e che, tuttavia, resiste con rabbiosa determinazione. Leggendo Nero poetico, si avverte la forte tensione ossimorica tra eternità e morte, tra la voglia di superarla riempendo di nero il bianco delle pagine e il desiderio di andarle incontro, in una forma estrema di protesta e di denuncia dell’ipocrisia dilagante. E così, quando la morte, imprevedibile o prevedibile che sia, arriva, portando con sé una persona cara o un amico, il desiderio di superarla o di andarle incontro lascia spazio a un attonito disorientamento, che non prova nemmeno a dare una risposta all’eterno “perché?” della specie umana.

La sintassi salta, il flusso delle parole si piega alla rabbia e all’improvviso si illumina di bagliori di tenerezza, senza, però, rinunciare mai a immagini potenti (come nella poesia di apertura, 12 novembre, dove l’alba fresca diventa fumo nella calura del mezzogiorno) e liberandosi solo raramente dalla spiccata vena cupa.

Alla fine, si resta con un punto di domanda: l’amore per una donna, per un uomo, un’amica, un amico, per la propria terra, per se stessi, per la propria arte può essere una risposta, una soluzione alla rabbia per una solitudine ricercata e allo stesso tempo assillante?
Le poesie di Calvisi non danno una risposta; il testimone passa al lettore, a lui il compito di risolvere l’enigma.

Morena Deriu

 

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