Memorie di Fede: a Gonnesa i paesaggi dello spirito di Vincenzo Ligios

Il primo fu Vico Mossa che, nei primi anni ’50, condusse una campagna fotografica per documentare le piccole chiese della Sardegna. Materiale pubblicato nel suo storico libro “Architettura religiosa minore in Sardegna”. Con stile rigoroso e asciutto l’architetto di Serramanna, indimenticato docente dell’Accademia d’arte di Sassari e studioso di architetture popolari, puntò l’obiettivo sulle piccole chiese sarde, spesso incastonate fra mistici paesaggi campestri. Secondo il grande studioso: «quel dolce contrasto di rude e gentile che si avverte in ciascuna dimora sarda si ritrova, con accenti più spiccati, in quelle chiesuole, che sono gli ex-voto singoli o collettivi della gente di Sardegna: quanto di meglio l’anima pura e ingenua dei maestri campagnoli, con pallidi riflessi culturali, ha saputo esprimere per la gloria del Signore».

Sessant’anni dopo, su un campione più limitato, un’altra campagna fotografica punta gli occhi sulle piccole chiese romaniche della Sardegna. Da sabato 20 aprile 2013 alle ore 11 e sino al 20 maggio, presso lo Spazio Comunale S’Olivariu di Gonnesa, sarà aperto al pubblico il progetto e la mostra “Memorie di fede. Racconti dalle diocesi della Sardegna“. La campagna fotografica è stata realizzata dal giovane autore Vincenzo Ligios e i testi scritti dal giornalista Salvatore Tola.

L’esposizione rappresenta una nuova tappa nel percorso organizzato dal Coordinamento regionale per il progetto culturale della Conferenza Episcopale Sarda, in collaborazione con il Servizio nazionale, sul tema dei tesori della devozione e le memorie di un popolo che ha segnato il tempo e consegnato al futuro il proprio cammino di fede.

«Non dovremo mai smettere — scrive don Antonello Mura, coordinatore regionale del progetto, nella presentazione — di recuperare dalle nostre radici i tesori che hanno costruito la nostra storia…. e la fotografia, che fissa l’obiettivo ma lo rende attuale e dinamico, è lo sguardo che aiuta a mantenere viva la memoria».

Il giovane fotografo Vincenzo Ligios presenta 40 stampe fotografiche a colori di grande formato che colgono il fascino di questi paesaggi dello spirito. Se Vico Mossa, architetto prestato alla fotografia, pone l’accento sugli aspetti architettonici semplici e rigorosi che denotano l’indole degli abitanti dell’Isola, Vincenzo Ligios, scrive Sonia Borsato nel catalogo della mostra, edito da Soter, «Si rifà all’insegnamento della migliore tradizione Italiana — da Luigi Ghirri a Giovanni Chiaromonte — e propone una sequenza intensamente iconografica, che si concede il lento movimento dello sguardo, a indugiare su particolari apparentemente insignificanti, quei piccoli dettagli nascosti a cui però si aggrappa la storia…Una fotografia che ritrova il suo senso non nell’eccezionale, ma nell’individuazione di un equilibrio tra la nostra interiorità e l’esterno, ciò che prima di noi era e dopo di noi sarà».

Un progetto che, come quello di Vico Mossa, coglie l’anima dei luoghi per arrivare, attraverso lo studio delle architetture “rudi e gentili”, all’indole autentica dei suoi costruttori. Con la rievocazione di un mondo che l’architetto Mossa descriveva come un mirabile equilibrio tra natura, vita e casa, animato da una fede umile ma intensa, dove lo sfarzo lasciava volentieri il posto alla semplicità, premessa essenziale per arrivare alla fede più autentica.

Enrico Pinna

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