L’ironia come arma dei disabili contro i bulli. E la vita “ridicolmente buona” di Nick

Buongiorno, quello di cui oggi vi voglio parlare è un argomento che ritengo molto importante: la discriminazione dei ragazzi disabili da parte degli altri ragazzi. Mi riferisco in particolare a quel tipo di discriminazione che avviene nell’ambiente scolastico e che, nella maggior parte dei casi, viene messa in atto attraverso il bullismo.

Il bullismo provoca nelle vittime gravi danni psicologici. Chi ne è colpito spesso si difende chiudendosi in casa, evitando tutte le volte che può di uscire, tenendosi alla larga da ambienti grandi, come per esempio le discoteche che, per i ragazzi disabili, non sono luoghi di divertimento, ma luoghi nei quali si vive una riconferma della propria condizione di emarginati.

Come reagire? Intanto bisogna sapere che i bulli sono animati soprattutto dalla paura e da un forma di vergogna, se la si può chiamare così. La paura di doversi assumere delle responsabilità nei confronti dei loro coetanei disabili, la vergogna di poter essere in qualche modo associati a loro, se gli stanno vicino.

Ecco, il mio consiglio è di “smontare” con l’ironia e con l’autoironia quel muro di paura e di vergogna. L’ironia è possibile, ma a una condizione: la capacità di essere se stessi, di non cercare la perfezione. Di non pensare che, per essere accettati dagli altri, bisogna fare di tutto per somigliare agli altri. Anche l’autoironia è possibile. Ed è anzi una sorta di “arma” da utilizzare nei momenti di sconforto. Saper essere se stessi vuol dire anche saper ridere. E questo migliora l’umore, il carattere. Diciamo pure che rende ”simpatici”.

Certo, per arrivare a questo non sempre sono sufficienti le proprie forze. Bisogna anche avere la capacità e la fortuna di trovare le persone giuste. Persone capaci non solo di comprendere che i ragazzi disabili hanno bisogno di essere difesi, ma anche accettati. Amici capaci di concentrarsi non sui loro limiti, ma sulla loro ricchezza e sui loro talenti. Perché i diversamente abili trovano la forza di vivere in mezzo agli altri e con gli altri quando si sentono trattati normalmente e non da “normodotati”.

Non siamo soli al mondo, siamo fortunati perché abbiamo delle persone che ci vogliono bene.  Sentite questa frase: “Se fallirò e rinuncerò, pensate che riuscirò a rialzarmi? No! Ma se cadrò e proverò ancora, ancora e ancora…Troverò la forza!” Sapete chi l’ha detta? Il suo autore si chiama Nick Vujicic, è un cittadino australiano che tra pochi giorni, il 4 dicembre, compirà 37 anni. E’ nato con una grave malattia genetica che si chiama tetramelia: senza braccia, né gambe. Ha saputo reagire, grazie alla propria forza e all’aiuto degli altri. Partecipa a programmi televisivi, scrive libri. Uno di questi libri s’intitola Life Without Limits: Inspiration for a Ridiculously Good Life. Che vuol dire “Vita senza limiti: ispirazione per una vita ridicolmente buona”.

Ecco un esempio straordinario di ironia e autoironia. Nick, restando se stesso, ha dimostrato al mondo che una persona disabile è una persona unica. Dentro e fuori. E oggi aiuta molto le persone ad affrontare la vita. Gli sono grata. Come sono grata tutte le volte che scopro nel mondo persone speciali. Tutti i giovani dovrebbero prenderle a esempio.
Con affetto
Ilaria

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