L’arte del Carnevale

Forse i veri cultori del “British English” storceranno il naso a sentire parlare di Carnevale dove si dovrebbe parlare di “Arts”, ma non potranno negare che il Carnevale sardo ha più di una carta per rientrare nella categoria.

Musiche tradizionali iniziano a risuonare intorno ai fuochi della notte di Sant’Antonio Abate che, secondo la leggenda, avrebbe rubato una scintilla agli Inferi per regalare il fuoco agli uomini, “versione cristiana” del pagano Prometeo. Nella maggior parte dei casi, il rito, che mescola devozione cristiana e tradizioni pagane (in alcuni paesi, il disegno del fumo è letto come segno di auspici e profezie), dà avvio al Carrasegare per i logudoresi, Carnovali in campidanese, Carrasciali soprattutto in Gallura, Se-garri-bèttsa a Sant’Antioco, Segare e pezza/Segara pezza/Segarepezza nel Sarrabus e, ancora, nel Campidano, Karra-bèttsa a Villaputzu, Maimone in alcune zone dell’Ogliastra, ma si potrebbero citare ancora numerose varianti. Da qualche parte, le baldorie cominciano circa due settimane più tardi, il giorno della Candelora, altra festa legata, nelle origini pagane, all’arrivo della luce. Non a caso, il Carnevale è la sola festa non collegata alla liturgia cattolica.

Per tutta la durata, l’atavico ritmo dei campanacci e delle percussioni segna il tempo della “danza” delle maschere barbaricine, mentre le discese dei cavalieri de Sa Sartiglia sono scandite da tamburini e trombettieri. Suoni, rumori e confusione caratterizzano il colorato Carrrasegare ‘Osincu a Bosa e, decisamente più a nord, il Carnevale tempiese.

I festeggiamenti continuano a suon di musica, mentre Mamuthones, Boes e Merdules, Thurpos e Mamutzones (giusto per fare alcuni nomi, ma l’elenco è lontano dall’essere completo) portano in scena riti arcaici, riproponendo i moduli di una finzione teatrale che ribalta forme, ruoli, norme e gerarchie della quotidianità. Anche la componente teatrale è assicurata, mentre le varie esibizioni equestri, numerose soprattutto nell’oristanese, riportano ai giorni nostri antiche dimostrazioni di balentia.

Tra musica e “teatro” si arriva al martedì grasso che (è proprio il caso di dirlo) “tutte le feste si porta via”. A Tempio, Sua Mestà Re Giorgio è prima processato e poi dato alle fiamme; stessa sorte tocca a Giolzi Moro a Bosa e, un tempo, a Cancioffali a Cagliari. Anche qui il ricordo di riti arcaici è vivo.

Tra musica e teatro, riti pagani e contaminazioni cristiane… se non è “Art” questa!

Morena Deriu

 

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