C’è una fotografia che, anche quando si fa denuncia o persegue scopi documentari, si esprime sempre mettendo la bellezza al centro della sua visione. Utilizza a piene mani una materia prima generosa: la natura che “si fa di sé medesima pittrice”.
In questi filone si inserisce il lavoro di Bruno Manunza, fotografo e ricercatore presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari. Alle sue numerose pubblicazioni si aggiunge questo bel volume da titolo Conchiglie viventi, catalogo della mostra fotografica Conchiglie edito da Pubblinova Edizioni Negri, casa editrice specializzata in libri di natura.
Le immagini scattate nel Parco Naturale Regionale di Porto Conte non sono solo un meticoloso censimento di specie marine. Sono un affascinante viaggio nell’estetica di micromondi animati da scoprire con passione e fatica. Mondi dove forme e colori si fanno esempio e paradigma di quella bellezza che la natura esprime in tutte le sue manifestazioni.
L’autore è legato alla natura e alla fotografia per imprinting familiare. La mamma e la zia subacquee accanite, il padre e il nonno fotografi. La casa piena di grandi acquari e le librerie di annate di Popular Photography e libri di Feininger.
Le fotografie di Bruno Manunza riflettono un mondo familiare educato all’ambiente e ai suoi valori e un percorso personale fatto di competenza e passione. Conchiglie viventi racconta un mondo subacqueo fragile e intrinsecamente bello. Se il Manunza giovane collezionava conchiglie e ossi di seppia, il Manunza adulto trasforma la passione in consapevolezza e sposa il motto di molti parchi americani: Non prendete nulla solo fotografie, non lasciate nulla solo impronte, non uccidete nulla solo il tempo.
Enrico Pinna
