Funivie Veloci, a Cagliari due giorni d’arte e fotografia

«La Marina — scriveva Francesco Alziator — è il quartiere della riva del mare; è lì da sempre e resterà così per sempre…. Nella Marina ci sono tracce di ogni tempo e di molte genti…». Forse per questo l’antico cuore mercantile della città ha trovato, da diversi anni, nuova linfa mostrando una inaspettata vocazione per l’arte, punto d’incontro privilegiato di genti d’ogni luogo. Periodicamente le sue piazze diventano il cuore pulsante e i suoi vicoli sistema venoso di espressioni e di contaminazioni artistiche, fotografiche e musicali provenienti da tutto il mondo.

Assecondando questa vocazione l’Associazione Funivie Veloci organizza, nei giorni 13 e 14 aprile, dalle 19 alle 22 la prima mostra diffusa di arte contemporanea. Installazioni, performances, mostre fotografiche si distribuiranno nei punti strategici dell’antico quartiere a rinvigorire una trasformazione ormai irreversibile.

Funivie Veloci presenta i lavori di artiste ed artisti legati da un fil rouge che vede protagonista il corpo. Che diventa medium narrativo e mezzo espressivo di scambio e di relazione. Gli artisti presenteranno corpi liberi, autodeterminati, che si interrogano, mettono in discussione l’esistente, si fanno portavoce di dissenso e di cambiamento e diventano significanti di esperienze individuali e collettive. Corpi capaci ancora di sognare, di dare e di ricevere quando la partecipazione è realmente condivisa.

Nelle visioni degli artisti il corpo, oggi mercificato e stereotipato, riacquista coscienza di sé, reclama dignità, rivendica la sua inscindibilità con la mente, diventa strumento e oggetto di indagine sociale, di ricerca e (auto)rappresentazione intima e personale.

Sono 11 gli artisti coinvolti in questa due giorni di arte contemporanea nel quartiere della Marina. La mappa degli eventi è scaricabile dal sito www.funivieveloci.altervista.org.

Zanele Muholi VisualARTIvist – Serie “Faces & Phases” e “Being” – Fotografia Via Napoli 69a (Proiezione facciata)

La selezione di fotografie della serie “Faces & Phases” e “Being”, fa parte di un progetto più ampio: la “Mappatura delle nostre storie: una storia visiva delle lesbiche nere in Sud Africa post-apartheid”. Con un approccio etnografico e di (auto)rappresentazione individuale e collettiva, Zanele Muholi ricostruisce l’identità della comunità nera di lesbiche, gay, transessuali e trasgender. Un luogo della memoria che rivendica una realtà negata dalla storia ufficiale, ma combattuta anche con pratica dello stupro correttivo come cura dell’omosessualità. I volti e i momenti d’intimità ritratti dall’artista e attivista africana suggeriscono un nuovo vocabolario visivo, un lessico orgoglioso che sfida ogni pregiudizio.
Mary Zygouri – “ZOOPOETICS / ZOOPOLITICS” – VideoPerformance, Via Principe Amedeo 37

La trilogia ZOOPOETICS / ZOOPOLITICS : “Simbiosi” “Decadenza” “Long Live the King” è un’allegoria politica caratterizzata da una spiccata teatralità e documentata con un approccio cinematografico. L’artista intreccia fatti storici poco conosciuti con l’invenzione di storie credibili, nelle quali si rovesciano quelle convenzioni sociali che supportano la riproduzione dei meccanismi di potere. Il nucleo teorico delle sue esibizioni nella sfera pubblica si concentra su vari tipi di resistenza contro i potenti processi di soggettivazione e di assoggettamento.

Silvia Locci – “First Reportage” Fotografia, Via Sicilia 16

La narrazione fotografica di Silvia Locci è il racconto dei frammenti di un’identità.
L’artista utilizza l’occhio della macchina fotografica come trasposizione di una visualizzazione di sé su una storia collettiva di donne che subiscono violenza. Lo scatto simbolico di un particolare offre il punto di vista per una via d’uscita, quando l’attimo immortalato per non dimenticare rivela la consapevolezza di essere in fondo ancora libere.

Giulia Ledda – “Cantomanzie”Performance, Piazza San Sepolcro il 13 aprile dalle 19.30 alle 20.30 e dalle 21.00 alle 22.00. Il 14 aprile dalle 20.30 alle 21.30

La performance si realizza in un momento di interazione tra l’artista e lo spettatore all’interno di un confine casuale ma immediatamente intimo. Lo spettatore è invitato a giocarsi una nuova carta tra le 22 che corrispondono agli arcani maggiori dei tarocchi e a ri-scoprire un elemento di sé momentaneamente sopito o messo da parte. La natura delle carte non è immediatamente riconoscibile, in quanto il mazzo utilizzato è il frutto di un lavoro di rielaborazione grafica di Cecilia Viganò. L’artista dedica una lettura “oracolare” attraverso l’interpretazione del canto: da quello tradizionale, allo swing, al rock, all’improvvisazione su composizioni di musica elettronica in collaborazione con il musicista Fabrizio Frisan.
Luisa Siddi “Vit(ali)”Fotografia, Via Arquer 55

Luisa Siddi mette a confronto la rappresentazione medica del corpo ai fini diagnostici, in cerca dell’anomalia e di come questa modifichi e influenzi il nostro immaginario nella percezione di noi stessi, con quella di tipo fotografico, che materializza la vitalità del corpo, sano o malato che sia. Le lastre di radiografie e delle risonanze, stampate a contatto in camera oscura in positivo, ritraggono un momento di totale immobilità. Al contrario, gli scatti effettuati dall’artista con tempi lunghi rappresentano il libero movimento. Il lavoro sarà accompagnato da una performance musicale con Angelo Sesselego (Contrabbasso), Antonello Scramoncin (Batteria), Valerio Roda (Chitarra elettrica).

Monica Lugas – Senza Titolo – Installazione, Scale Sant’Eulalia

L’installazione è un’intervento urbano e partecipativo che prevede la donazione di un capo di abbigliamento di chi lo ha indossato, carico del suo vissuto e significato simbolico e la creazione di un installazione collettiva, dove il ricordo del singolo si mescola alle memorie dell’altro creando un’opera d’arte unica. Durante l’ultimo giorno della mostra l’installazione verrà smontata e le persone che hanno partecipato potranno scambiarsi tra loro i pezzi o farne dono al pubblico.

Elisabetta Saiu “Copelius” – VideoPerformance, Rovine Santa Lucia

Il caos è quello che regna nell’opera di Elisabetta Saiu. Una natura imponente e agitata divora corpi immobili fino a quando il movimento della danza si lascia trasportare dal moto perpetuo di alberi mossi da un vento autunnale. A volte è inutile opporsi allo scorrere della cose quando è il momento di lasciarsi andare con l’intorno e il caos si placa solo quando tutto si muove all’unisono. Coreografie di Franco Gaudiano. In scena: Vito Stasiu, Francesca Re, Nikolaj Munk, Ojer Bravo, Franco Gaudiano.

Elisabetta Falqui – “Ho Fame”Fotografia, Via Principe Amedeo 25

Elisabetta Falqui propone un’indagine sull’ossessione del cibo in relazione al corpo, alla forma fisica reale, certo molto diversa da quella pubblicata sulle riviste e plasmata da photoshop.
Una ricerca sugli effetti di ciò che si mangia, più o meno evidenti, sulle persone immortalate, attraverso le immagini dei loro corpi, dei frammenti e dei particolari, disponibili a mostrarsi, amabili, amanti, a dispetto delle prestazioni richieste, del tempo che passa e del rapporto che ognuna ha con il cibo. In questo caso la fotografia è una sorta di scongiuro, niente come il corpo è – dev’essere – appassionante portatore della irriducibile unicità di ogni individuo.

Oliver Cronk e Jaqueline Traide – “Animal Testing Performance Regents Street” – VideoPerformance, Via Baylle 115

Jacqueline Trade si sottopone per dieci ore nella vetrina di un negozio londinese ai test effettuati sugli animali per i prodotti cosmetici davanti allo sguardo inorridito dei passanti. Oliver Cronk interpreta il seviziatore. Aldilà dell’evidente messaggio sociale e animalista questo lavoro abbatte quella distanza (sur)reale tra gli animali e noi, persone, e l’opera d’arte creata in tempo reale con imprevedibili conseguenze, Live action, non lascia il tempo per un’eventuale recitazione e i performer e gli spettatori sono messi sullo stesso piano e a dura prova.

Monica Serra “Me myself and I”Performance, Piazza Dettori – Fronte auditorium 13/14 aprile dalle 19.15 alle 20.15 – dalle 20.45 alle 21.45.

Liberamente tratto dagli scritti di Mary Wollstonecraft. Monica Serra interpreta una donna nel tentativo di raccontarsi nelle quattro fasi della vita: nascita, adolescenza, maturità, vecchiaia. Quella che dovrebbe essere la sua storia personale precipita inaspettatamente in un vortice che la conduce alla spietata storia del genere femminile. Emergono storie di donne, ognuna testimone di un vissuto che conducono la protagonista verso la frantumazione della sua stessa esistenza. In una costante ricerca d’identità, la donna opera un tentativo di riscatto e di emancipazione dal ruolo che la società da sempre le impone.

Enrico Pinna

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