“Le bici parcheggiate causano degrado”: sentenza del Tar a Cagliari, i ciclisti ora si mobilitano

Le biciclette parcheggiate in città vanno “contro il decoro urbano”. Il Tar Sardegna ha rigettato il ricorso presentato da Fiab Cagliari contro il Regolamento di polizia e sicurezza urbana, approvato dalla Giunta guidata da Paolo Truzzu e che istituisce il divieto a “incatenare biciclette, ciclomotori o motocicli a infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo”, con multe fino a 300 euro. Secondo il Tar “la salvaguardia della vivibilità e del decoro della città evidentemente resterebbero inevitabilmente pregiudicati da un disordinato e incontrollato accatastamento di biciclette ancorate a supporti pubblici destinati ad altre finalità”. E aggiunge: “Un’ordinata sistemazione delle strade e dei marciapiedi avrebbe il fine di salvaguardare la convivenza civile e la sicurezza dei cittadini”.

Per questo motivo cicliste e ciclisti cagliaritani ora si mobilitano e lanciano una raccolta firme per sensibilizzare politica e opinione pubblica sulla necessità di avere le rastrelliere, anche per incentivare l’uso delle bici: “Nel contesto di una crescente consapevolezza ambientale e dell’urgente necessità di ridurre le emissioni di gas serra, l’adozione di mezzi di trasporto sostenibili è diventata una priorità per molte città in tutto il mondo – si legge nel testo della petizione lanciata su change.org da Donne in bici e micromobilità -. Tra questi mezzi, la bicicletta si distingue per la sua versatilità, la sua accessibilità e il suo impatto positivo sull’ambiente e sulla salute pubblica. Tuttavia, per promuovere efficacemente l’uso della bicicletta come alternativa al trasporto su strada, è essenziale garantire l’esistenza di adeguati parcheggi per biciclette”.

Anche gli ambientalisti dell’associazione con sede a Spazio Mesu – in via San Giacomo a Villanova – hanno diffuso un documento dove esprimono un punto di vista che vuole essere anche un dibattito su una diversa idea di città. “Se l’asse decoro/degrado appartiene unicamente a un ambito estetico” ed è pertanto un concetto soggettivo e che può anche aprire a decisioni arbitrarie, “la condizione di vivibilità riguarda invece una pluralità di altre dimensioni: accesso ai servizi di base, qualità dell’abitare e del tempo libero, accesso a un’alimentazione sana, prossimità di parchi e spazi climaticamente confortevoli, trasporti e mobilità, e così via. Con la conseguenza che un ambiente decoroso può essere caratterizzato da una scarsissima vivibilità e che, viceversa, un luogo che ad alcuni appare degradato può essere ritenuto più che vivibile da chi lo abita: far coincidere decoro e vivibilità è arbitrario e scorretto”.

Ambientalisti e ciclisti contestano anche che ci sia un “incontrollato accatastamento di biciclette” a Cagliari. “I problemi di vivibilità di Cagliari non possono in alcun modo essere originati dalle bici o dal loro parcheggio disordinato, ma sono causati dal fatto che la città è in gran parte pensata e costruita per le automobili e non per le persone. Sono le automobili e le infrastrutture automobilistiche a incidere negativamente sulla vivibilità, la loro onnipresenza e il loro ingombro su qualsiasi spazio: dallo smisurato e comunque mai sufficiente spazio destinato al parcheggio fino ai minuscoli marciapiedi dimensionati esclusivamente in base ai flussi automobilistici, dal transito automobilistico sulle piste ciclabili a quello nelle zone pedonali, dalla loro costante presenza nello spazio uditivo all’aria che respiriamo, la città è satura di automobili. Contrariamente a chi si affida al binomio degrado/decoro – concludono – la nostra visione non è di carattere estetico. È invece una visione di giustizia sociale: la città delle automobili è una città ingiusta verso chi in automobile non sta e verso i più vulnerabili, bambini, anziani”.

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