Il Canyon di Caprera premiato a livello internazionale: baluardo di biodiversità, ospita 7 specie minacciate di cetacei

One ocean foundation, realtà no-profit italiana che opera a livello internazionale per la tutela dell’ambiente marino, ha annunciato il riconoscimento dell’area del Canyon di Caprera come “Hope spot” da parte di Mission Blue, iniziativa mondiale per la tutela della biodiversità marina istituita dalla famosa oceanografa Sylvia Earle. Il Canyon si unisce alla rete di oltre 140 Hope spot nel mondo, il secondo in Italia. L’annuncio ufficiale è avvenuto ieri durante un evento speciale inserito all’interno della Monaco Ocean Week e tenutosi presso lo Yacht Club di Monaco, che ha voluto unirsi a One ccean foundation in questo passo significativo nel percorso verso la sostenibilità oceanica.

I canyon sottomarini come quello di Caprera sono delle enormi fenditure, profonde diverse centinaia di metri, che creano un ecosistema unico, essenziale per il benessere marino. Queste zone rendono possibili una serie di funzioni fondamentali come il fenomeno dell’upwelling, ovvero la risalita di acque profonde ricche di nutrienti che favoriscono un’esplosione di vita nella colonna d’acqua. I nutrienti, infatti, consentono la crescita e la riproduzione di organismi fitoplanctonici, alghe fotosintetiche che sono alla base di tutta la rete trofica, che a loro volta attirano animali che se ne nutrono. Grazie alle attività di ricerca e monitoraggio, oggi sappiamo che il canyon ospita 7 delle 8 specie di cetacei solitamente presenti nel Mediterraneo occidentale, alcune delle quali sono considerate particolarmente rare e a rischio di estinzione. Tra queste specie si annoverano lo zifio, il grampo, la balenottera comune e il capodoglio, ma anche altri mammiferi marini come la foca monaca, uno dei pinnipedi più minacciati del Pianeta.

“Il Canyon di Caprera ha un valore ecologico estremamente importante poiché la maggior parte delle specie che stiamo studiando sembra utilizzare l’area come sito di alimentazione e riproduzione. Nonostante il suo valore, il Canyon – come gran parte del Mar Mediterraneo – è soggetto a numerose minacce antropiche”, afferma Jan Pachner, segretario generale di One ocean foundation. “E i mammiferi marini, in particolare, sono soggetti a catture accidentali, collisione con imbarcazioni a causa dell’intenso traffico marittimo, ma anche a inquinamento acustico, chimico e di rifiuti come la plastica”. 

“Riteniamo fondamentale portare la protezione dei cetacei e del loro habitat al primo posto, soprattutto nel Mar Mediterraneo. Attraverso un approccio innovativo interdisciplinare e non invasivo – che comprende indagini visive, monitoraggio acustico e analisi del Dna ambientale – e grazie a collaborazioni internazionali, ci siamo impegnati strenuamente negli ultimi anni per garantire la tutela di questo ecosistema prezioso”, prosegue Ginevra Boldrocchi, coordinatrice scientifica di One ocean foundation e ricercatrice presso l’Università dell’Insubria.

Oltre a proseguire le attività di ricerca, nei prossimi mesi One ocean foundation lavorerà a fianco di enti e istituzioni locali al compito prioritario di educare le nuove generazioni per sollecitare una consapevolezza che riconosca l’importanza di questo ecosistema, attraverso lo sviluppo di materiali didattici e attività di sensibilizzazione rivolte a cittadinanza, scuole locali e turisti. La designazione del Canyon della Caprera come Hope spot rappresenta un passo significativo per accelerare il processo di riconoscimento dell’area, in primo luogo, come Important marine mammal area ma con l’obiettivo finale di renderla un’Area marina protetta, garantendo la protezione necessaria affinché possa diventare un luogo simbolo di biodiversità nel mondo. “Congratulazioni a One ocean foundation e ai suoi partner per i loro grandi sforzi di ricerca che hanno contribuito ad aumentare la conoscenza attuale sulla presenza di biodiversità marina nel Canyon di Caprera. Grazie alle loro attività di monitoraggio costante, ha implementato il livello attuale di protezione contribuendo alla conservazione delle specie chiave nel Mar Mediterraneo”, ha detto Sylvia Earle, fondatrice e presidente di Mission Blue.

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