Fondali marini e biodiversità, nell’Isola tre progetti di tutela ambientale

La reintegration economy è un modello inedito per acquisire consapevolezza sulla necessità di una nuova economia inclusiva e rispettosa della natura, per restituirle tutto ciò che dall’uomo le è stato sottratto con atteggiamento sopraffattore e poco lungimirante. La Fondazione Capellino, insieme a Blue Marine Foundation, contribuirà al ripristino dei fondali, alla conservazione della biodiversità e all’ampliamento e miglioramento dell’efficacia di gestione di tre aree marine protette considerate cruciali per il patrimonio ecosistemico dell’Unione Europea, del Mediterraneo e della Sardegna.

A Capo Carbonara (Villasiumius), nella parte sud orientale della Sardegna, ci saranno delle azioni di pulizia e smaltimento di attrezzi da pesca abbandonati o smarriti dai pescatori, che costituiscono una notevole fonte di inquinamento e un rischio per la delicata fauna e flora di questa zona.  Capo Carbonara, oltre ad essere la quarta località turistica della Sardegna per affluenza con oltre un milione di visitatori l’anno, ha un’importanza cruciale per gli ecosistemi marini. Non solo belle rocce granitiche sulle spiagge, ma vaste praterie di Posidonia oceanica.

A Capo Caccia (Alghero), costa occidentale del nord della Sardegna, l’eccessiva frequentazione umana nella zona sta provocando, già da diversi anni, problemi alla biodiversità di quest’area marina, che comprende un complesso di 100 grotte sommerse (tra le più affascinanti si ricordano la ‘Grotta di Falco’, la ‘Grotta del Bisbe’ e la più grande grotta marina d’Europa chiamata ‘Grotta di Nereo’) frequentate da una fauna variegata e fondamentale per l’equilibrio dei fondali e del mare. I tecnici dell’area protetta installeranno quattro linee di ormeggio nell’estrema porzione meridionale del promontorio di Capo Caccia al fine di regolamentare maggiormente questa pratica e favorire l’attività subacquea dei diving autorizzati ad operare nell’area, proteggendo l’habitat a coralligeno limitrofo all’ingresso delle grotte. In questa zona vivono specie a rischio come il corallo rosso (Corallium rubrum), il riccio diadema (Centrostephanus longispinus), il tritone gigante (Charonia tritonis), il dattero di mare (Lithophaga lithophaga), la ciprea porcellana (Luria lurida), e molluschi gasteropodi come la Patella ferruginea.

E infine, al Parco Nazionale dell’Asinara con la sua area marina protetta (estremità nord-occidentale della Sardegna). In questo caso, l’area avvierà l’iter istruttorio per proporre l’aggiornamento dei principali strumenti di gestione, regolamento e disciplinare integrativo e verrà anche valutata la possibilità di una gestione condivisa dell’intera area Zsc (zona di conservazione speciale). Saranno implementate le misure di gestione della pesca locale, permettendo un recupero degli habitat per molte specie autoctone e il mantenimento di una ricca e importante biodiversità. Saranno attivate importanti collaborazioni con altre marinerie del Mediterraneo con scambi di buone pratiche nella gestione delle risorse alieutiche.

Quest’area ospita specie vulnerabili come la cernia bruna (Epinephelus marginatus) e la corvina (Sciaena umbra), divenute rare al di fuori dell’Area marina protetta a causa della pesca eccessiva. Sono presenti, inoltre, alcuni mammiferi marini minacciati inclusi nella Lista rossa Iucn, come i delfini tursiopi (Tursiops truncatus), e le balenottere comuni (Balaenoptera physalus) e la tartaruga Caretta caretta.

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