Cagliari, Oristano e Valledoria sommerse nel 2100: lo scenario Enea

Cagliari, Oristano e Valledoria nel nord Sardegna: tra 80 anni queste zone potrebbero essere completamente sommerse dal mare. Città, strade, case, porti: tutto sott’acqua, inondato dal Mediterraneo che conquista sempre più spazio a causa dell’erosione e dell’innalzamento delle temperature nel pianeta. Lo scenario apocalittico non è frutto della mente di uno scrittore o di un regista di fantascienza ma si basa su solide basi scientifiche: Valeria Lo Presti, geologa romana, ha presentato il suo studio “Aumento del livello del mare e potenziali allagamenti delle coste italiane: scenari di rischio per il 2100” oggi a Roma in una due giorni dedicata ai cambiamenti climatici.

L’evento, organizzato dall’Enea, Agenzia per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ha illustrato le ultime ricerche in materia. Focus sui rischi dei cambiamenti climatici dovuti all’aumento delle temperature nel pianeta e all’erosione, in particolare per le zone pianeggianti che si affacciano sul Mediterraneo: la costa adriatica in particolare, con la laguna di Venezia e la Romagna in pericolo, e poi le spiagge e delle isole più piccole del Mediterraneo

Lo studio di Valeria Lo Presti, riferito alle cinque regioni di Abruzzo, Puglia, Sicilia, Toscana e Sardegna si è basato sugli ultimi report scientifici che analizzano i cambiamenti climatici globali e gli spostamenti della crosta terrestre. In totale sono una ventina le aree  italiane in pericolo a causa dei cambiamenti del clima e delle caratteristiche geologiche. Alcune erano già state individuate dagli studi dell’Intergovernmental Panel on Climate Change del 2014: per la Sardegna le coste di Oristano e Cagliari, e poi la zona compresa tra Trieste, Venezia e Ravenna, il golfo di Taranto, la Versilia in Toscana, Fiumicino e Fondi nel Lazio e l’Agro pontino, la piana del Sele e sul Volturno in Campania, Catania e alle Isole Eolie in Sicilia. A queste si aggiungono sette nuove zone: sono  quelle di Pescara, Martinsicuro (Teramo e la foce del Tronto), Fossacesia (Chieti), Lesina (Foggia), Granelli (Siracusa), Marina di Campo sull’Isola d’Elba. Per la Sardegna troviamo Valledoria, nella costa settentrionale. Nel complesso, secondo la geologa, un’area di circa 6000 chilometri quadrati, intorno al 2100 circa, potrebbe finire sott’acqua: poco più di ottant’anni in cui dovremo cercare di frenare l’erosione costiera e progettare la nostra vita lontano dalle aree più a rischio.

A breve avremo particolari ancora più precisi su quello che ci aspetta: al convegno di Roma, a cui hanno preso parte esperti italiani e internazionali, e poi rappresentanti del ministero dell’Ambiente, il Mit di Boston, il Cnr, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), l’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), il Cmcc (Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici), è stato presentato un nuovo modello climatico su cui Enea sta lavorando in collaborazione col Mit, e che integra grazie a un supercalcolatore dati oceanografici, geologici e geofisici per ottenere previsioni sull’innalzamento del mar Mediterraneo più dettagliate e a breve termine.

Francesca Mulas

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