Vitalizi, Ganau rinnova la promessa: “Presto ci occuperemo dei tagli”

La politica isolana prende di nuovo il solenne impegno di normare la materia dei vitalizi. Lo fa a distanza di due anni dalla prima promessa, quella di maggio 2015,

Adesso che la Sardegna è finita nella lista delle Regioni non virtuose, per via del mancato taglio ai vitalizi (qui il dossier de La Repubblica), la politica isolana prende di nuovo il solenne impegno di normare la materia. Lo fa a distanza di due anni dalla prima promessa, quella di maggio del 2015, quando scoppiò il caso delle pensioni d’oro in Consiglio regionale, ciò che valse la scoperta di 317 beneficiari. Un elenco rimasto segreto per decenni e reso pubblico solo in quelle settimane, per la prima volta nella storia dell’autonomismo (qui la lista aggiornata).

A nome della massima assemblea sarda fu il presidente Gianfranco Ganau a impegnarsi per costruire una convergenza politica sulla riduzione dei vitalizi (leggi qui). “Un discorso poi abbandonato – spiega – per ragioni legate alla possibile illegittimità della norma stessa. Nell’estate del 2015 ricevemmo anche una diffida da parte dell’Associazione nazionale dei consiglieri regionali. Si è preferito attendere che prima legiferasse il Parlamento. Ma adesso che la Camera ha introdotto il contributo di solidarietà – cioè un taglio a tempo dei vitalizi -, mi impegno a riportare il tema all’attenzione della conferenza dei capigruppo”.

Proprio per oggi è fissata una seduta (alle 13), nel palazzo di via Roma. Parteciperà anche Daniele Cocco che guida gli ex Sel dell’Aula, diventati ‘Sardegna Democrazia e progresso’, costola sarda del movimento di Bersani. “Per noi – dice – non è cambiato l’interesse: nel rispetto della norme costituzionali, la Sardegna ha il dovere di allinearsi alle Regioni virtuose (sono dieci: Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Marche, Molise, Piemonte, Toscana, Trentino Alto Adige, Val d’Aosta, Veneto e Puglia, ndr). Le super pensioni – sottolinea Cocco – non sono un diritto. Se nella conferenza odierna il tema dei vitalizi non è già all’ordine del giorno, me ne occuperò io di sollecitare il riavvio del confronto”.

Francesco Agus, consigliere del Campo progressista nonché presidente della commissione Riforme, ricorda: “Quando a maggio 2015 si era pensato di intervenire sulle pensioni, si ragionò addirittura alla possibilità di un percorso accelerato, attraverso la cosiddetta procedura del 102 che permette di saltare il passaggio in commissione. Questo perché si ritenne che normare la materia fosse un’autoriforma, tale da richiedere una preventiva unanimità, già da parte della conferenza dei capigruppo”.

Agus fa quindi richiama  la legge 2 che il 9 gennaio 2014 ha cancellato i vitalizi (e dei fondi ai gruppi). “Con notevole solerzia – dice – l’allora Consiglio regionale regolamentò il futuro, cancellando le pensioni a partire da questa legislatura, ma ignorò il passato, cioè i vitalizi pregressi. Ecco perché oggi quasi il 20 per cento del bilancio regionale (17 milioni e 760 mila euro sui 99.851.000 totali, ndr) se ne va col pagamento delle pensioni. Con la legge 2, l’Assemblea evitò anche di restare imbrigliata nella maglie della spending review del governo Monti, la quale prevedeva il versamento dei vitalizi a partire dal 60° anno d’età. Sono invece note a tutte le pensioni pagate a ex consiglieri ben più giovani (su tutti i casi di Claudia Lombardo e Andrea Biancareddu)”.

Per Forza Italia parla la vicecapogruppo Alessandra Zedda. “In questi tre anni – osserva – non mi pare che la riduzione dei vitalizi sia mai stata una priorità. Io, per esempio, mi ritrovo in una situazione paradossale, insieme ad altri otto colleghi: sui primi cinque anni di legislatura precedenti alla legge 2, ovvero dal 2009 al 2014, andremo a perdere i contributi versati. Ma subiamo mensilmente un prelievo di circa 700 euro per pagare le pensioni pregresse”.

Se davvero esistesse la volontà politica, già da domani il Consiglio potrebbe cominciare a percorrere la strada della riduzione dei vitalizi, secondo quando stabilito dalla Conferenza delle assemblee regionali il 10 ottobre 2014. In quell’occasione vennero fissati due parametri: taglio del sei per cento sulle pensioni sotto i 1.500 euro mensili e del 15 per cento su quelle con importo superiore ai seimila euro”.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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