Vitalizi nelle Regioni, la Sardegna tra i modelli negativi

La Sardegna compare nella lista nera delle Regioni che non hanno tagliato i vitalizi: così in un dossier pubblicato oggi dal quotidiano La Repubblica.

La Sardegna compare nella lista nera delle Regioni che non hanno tagliato i vitalizi: così in un dossier pubblicato oggi dal quotidiano La Repubblica, nel quale si legge che l’Isola è rimasta “fuori dal percorso virtuoso” previsto il 10 ottobre 2014 dalla Conferenza delle assemblee regionali con un ordine del giorno. Obiettivo: ridurre “del sei per cento le pensioni sotto i 1.500 euro mensili e del 15 per cento quelle con importo superiore ai seimila euro”.

In Italia solo Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Marche, Molise, Piemonte, Toscana, Trentino Alto Adige, Val d’Aosta, Veneto e Puglia si sono adeguate a quei parametri che la Sardegna, a maggior ragione, avrebbe dovuto fare propri visto lo scandalo politico scoppiato nel 2014. Era il 5 maggio quando si accertò che Claudia Lombardo, allora presidente uscente del Consiglio, e Andrea Biancareddu, anche lui con quattro legislature alle spalle, avevano diritto a un vitalizio d’oro. L’una, classe 1972, da 7.225,75 lordi, pari a 5.017 euro netti; l’altro, classe 1966, percepisce alla mano 5.009 euro (7.225,75 lordi).

Proprio sull’onda di quella polemica, il presidente dell’Aula, Gianfranco Ganau, decise di pubblicare online, sul sito istituzionale, i nomi degli ex consiglieri regionali che a quella data percepivano una pensione. Venne fuori un elenco da 317 nomi (leggi qui), il cui costo annuo è oggi di 17 milioni e 760mila euro, come risulta dall’ultimo bilancio approvato lo scorso 30 marzo contestualmente alla Finanziaria 2017. Ganau si impegnò, a nome dell’intera Assemblea, a tagliare i vitalizi. Ma quella promessa è rimasta tale.

Per farsi un’idea sulla dimensione della spesa, gli eletti fino al 2000, con due mandati all’attivo, prendono una pensione lorda che varia dai 5.300 euro ai 4.900 (il 54 per cento della base imponibile fissata a 9.900 euro e poi scesa a 9.200). Per quelli entrati in Aula dopo il 200o, il vitalizio è compreso tra i 3.700 euro e i 3.400 (il 38 per cento dell’indennità). E si tratta sempre di importi lordi calcolati su dieci anni di attività consiliare.

L’Assemblea sarda aveva attuato la sua spending review a gennaio 2014, alla fine della XIV legislatura, quando con la legge 2 vennero cancellati i fondi ai gruppi, sull’onda della doppia inchiesta della Procura di Cagliari che mandò a processo, per peculato, venti consiglieri regionali e ne ha indagati un’altra sessantina. In quell’occasione l’Aula decise di non prevedere più i vitalizi a partire da febbraio 2014, con l’avvio della XV legislatura.

Nel dossier de La Repubblica è scritto ancora: “In Sardegna l’unica dieta adottata è stata il blocco dell’adeguamento dei vitalizi all’Istat”. E ancora: “Nell’elenco dei vitalizi sardi, a lungo tenuto segreto, figurano oggi i nomi di dodici ex consiglieri di recente condannati per le spese allegre fatte coi soldi dei gruppi. Secondo le accuse si distribuivano una ‘paghetta’ da 2.500 euro. Prassi riconosciuta illecita in primo e in qualche caso in secondo grado”.

Questi i nomi e il valore netto del vitalizio: Salvatore Amadu (Forza Italia), 5.215 euro; Giuseppe Atzeri (Psd’Az) 1.471;  Carmelo Cachìa (ex Udeur poi Pd)1.920; Raffaele Farigu (Nuovo Psi) 4.273; Mondino Ibba (ex Sdi) 3.827; Silvestro Ladu (Fortza Paris) 4.951; Sergio Marracini (ex Udeur) 3.846; Pierangelo Masia (Sdi) 3.837; Onorio Petrini (ex Pdl) 3.746; Adriano Salis (Idv) 2.255; Beniamino Scarpa 2.523 (ex Psd’Az poi Pd); Salvatore Serra (PdCI) 1.810 euro.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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