Cpcm, un comitato per la salute dei militari “poco trasparente e quasi del tutto inutile”

Correva l’anno 2013 quando, dinanzi all’ultima Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito, il professor Raffaele D’Amelio chiarì che il Comitato per la prevenzione e il controllo della malattie (Cpcm) da lui coordinato aveva finanziato alcuni progetti di ricerca per un costo totale di 2.828.500 euro. Né briciole né cifre esorbitanti, a dire il vero. In ogni caso, al Cpcm qualcosa non è andato per il verso giusto.

Dei sette progetti che hanno avuto accesso ai finanziamenti della Difesa, “due di essi fanno capo a membri del Comitato, mentre un terzo è stato assegnato al coordinatore delle strutture operative”, scrive la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito nella sua relazione finale. Insomma, rispetto all’assegnazione dei finanziamenti si sono verificati “problemi di inadeguatezza della valutazione (che dovrebbe essere effettutata da soggetti collocati in posizione di assoluta terzietà) e di scarsa trasparenza”, segnalano i parlamentari. Più in generale, per la Commissione, “il comitato istituito nel 2007 ha conseguito scarsi risultati”, ragion per cui i parlamentari incaricati di far luce sulle patologie collegate all’utilizzo degli armamenti ha proposto di non rinnovare la struttura alla data della sua scadenza.

Ecco, dunque, a chi e per quale motivo sono andati i soldi: di 650mila ha usufruito lo stesso D’Amelio per il progetto triennale sulla sicurezza, immunogenicità ed efficacia delle vaccinazioni nel personale militare, rivela l’Espresso. 202mila, invece, è la somma di cui ha beneficiato la dottoressa Antonietta Gatti per uno studio sull’esposizione alle nanoparticelle ambientali in modelli vegetali. A 100 mila euro ammonta invece il contributo ottenuto dal professore Massimo Zucchetti per una ricerca sulla tossicità dell’uranio impoverito. Oltre a D’Amelio, anche la Gatti e il professor Zucchetti sono membri del Cpcm.

C’è poi lo studio sull’incidenza della patolologia neoplastica tra il personale militare e civile operante nel poligono di Salto di Quirra dal 1990 al 2005 proposto dal professore dell’Università di Cagliari Pierluigi Cocco, nonché ex medico del Poligono di Quirra. Foraggiato con 170.000 euro dal ministero oggi guidato da Roberta Pinotti. Inizialmente, svela sempre L’Espresso, il professore cagliaritano aveva chiesto 266.000 euro.

Prima di Roberto Cotti, a denunciare la scarsa trasparenza e utilità del Cpcm ci aveva pensato l’ex senatore dell’Idv Giuseppe Caforio. “Ho segnalato e denunciato la vicenda a Monti e al ministro della Difesa», disse il senatore uscente. E aggiunse: “Ma nessuno mi ha mai risposto».

 

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