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Sardex risponde all’articolo de La Repubblica: “Non siamo evasori”

I responsabili di Sardex, primo circuito di moneta virtuale in Italia, non ci stanno a passare per evasori fiscali e rispondono al quotidiano La Repubblica che domenica ha pubblicato nelle pagine economiche un articolo dal titolo “Le valute regionali aggirano il fisco. I servizi segreti accendono un faro sulle criptomonete in uso in 7 regioni” chiamando in causa proprio il circuito isolano Sardex. “Il fenomeno delle Cripto-monete – scrive il giornalista Alberto Custodemo su La Repubblica– preoccupa i servizi segreti italiani. Queste nuove forme di scambi commerciali basate su monete virtuali (di difficile tracciabilità) potrebbero prestarsi a evasione, elusione fiscale, speculazioni o addirittura potrebbero essere di intralcio alle politiche economiche europee”.

L’allarme, secondo La Repubblica, sarebbe stato lanciato dai servizi segreti con un documento inviato al Governo: tra i protagonisti del mercato virtuale ci sarebbe anche l’azienda isolana Sardex, “primo circuito cripto-monetario in Italia nato nel 2010 dall’ingegno di quattro giovani con la passione per l’economia” a cui hanno fatto seguito le altre aziende create in Sicilia, Marche, Piemonte.

“Ogni impresa iscritta al circuito ha un conto denominato in Crediti Sardex intestato alla propria ragione sociale e legato alla propria partita Iva – ha commentato Carlo Mancosu, fondatore di Sardex insieme a Piero Sanna, Giuseppe e Gabriele Littera, in un’intervista rilasciata al sito SmartMoney.it – quindi quanto di meno “cripto” vi possa essere. Ogni transazione deve essere accompagnata da regolare fattura denominata in euro, in cui devono essere riportati l’imponibile e l’Iva. La fattura si differenzia da quelle riferite a transazioni effettuate in moneta corrente solo nell’indicazione delle modalità di pagamento”. Diminuzione di entrate fiscali? Secondo Mancosu nel 2014 duemila imprese stanno spostando beni e servizi per un valore che toccherà i 36 milioni di euro, con un sistema che garantisce il massimo della trasparenza e tracciabilità.

Risposta alle accuse de La Repubblica anche sul blog di Gianluca Detttori, amministratore dell’azienda: “È un peccato che Custodero non si sia minimamente curato di contattare la società Sardex per informarsi sulla materia prima di scrivere che la nostra azienda aggira il fisco. Non so cosa Custodero o i servizi segreti intendano per criptomonete, certamente lui è confuso sull’argomento. Bastava una mail, e lo avremmo informato, se ci avesse contattato, che Sardex è più o meno cripto quanto il conto online di un qualunque servizio di home banking, ogni transazione è nei nostri database e visibile dalle parti nel relativo conto online. Conto che serve a tracciare la transazioni effettuati tra aziende del circuito. Custodero si informasse, che Sardex è una camera di compensazione di crediti, non una criptomoneta (qualunque cosa essa sia)”.

E a proposito del rischio di evasione fiscale Dettori sottolinea che “le monete complementari non consentono l’evasione o l’elusione fiscale, al contrario per completare la transazione occorre documentarla con la relativa fattura. Ne sanno qualcosa le autorità fiscali che si complimentano con noi durante le visite di controllo. Così come la Banca d’Italia di cui abbiamo sollecitato un’opinione diversi mesi fa sul funzionamento del sistema. Le valute regionali come Sardex, Piemex e Sicanex, si basano sul sacrosanto diritto delle aziende e delle persone di fare credito ad un’altra azienda o un’altra persona, diritto sancito anche dal nostro codice civile. Sardex e i circuiti affiliati sono aziende che stanno offrendo un servizio a migliaia di aziende ed individui. Che lavorano, fatturano e pagano le tasse. Sardex vuol dire posti di lavoro, sviluppo, coesione sociale. Alla luce del sole. C’è ben poco di segreto qui”.

Francesca Mulas

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