Rapporto Svimez, in Sardegna povera una famiglia su quattro

Per la Sardegna i numeri contenuti nel rapporto Svimez 2014 – anticipato oggi – sono impietosi. Il quadro tracciato dall’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno considera i dati del 2013 e le variazioni rispetto all’anno precedente fanno impallidire. Gli indicatori sintetici sono tutti negativi: occupazione, soglia di povertà, ricchezza prodotta.

LAVORO. Tra il 2012 e il 2013 ad esempio, in Sardegna si sono contati circa 43mila occupati in meno (-7,3%), con quasi un milione di ore di cassa integrazione nel settore manifatturiero. Drammatico il tasso di disoccupazione dei giovani entro i 24 anni: 54%. Oltre uno su due. In generale, il tasso di disoccupazione “ufficiale” era pari al 17%, ma lo Svimez ha corretto il tiro (al rialzo) fino a quota 25,4%.

PIL. Nel 2013 il prodotto interno lordo era pari a circa 31 milioni di euro (18.620 euro pro capite), circa il 25% in meno rispetto alla media italiana. In un solo anno (quindi nel 2013 rispetto al 2012) l’Isola ha perso il 4,4% di Pil. Basti pensare che l’export ha perso il 15.5% (5.392 milioni di euro).

POVERTÀ. Il dato forse più drammatico riguarda la soglia di povertà delle famiglie: quasi il 25%, una su quattro. Se a ciò si aggiunge il fatto che quelle monoreddito rappresentano il 53% del totale e il quasi l’8% ha tre o più familiari a carico, le tinte si fanno ancora più fosche.

ECONOMIA. Bene l’agricoltura, male i Servizi. I pochi dati positivi arrivano dall’agricoltura. Nell’Isola infatti non solo arrivano buone notizie sulle percentuali di prodotti di qualità (la Sardegna primeggia per numero di produzioni Dop e Igp (20%) ma anche sull’occupazione in campo agricolo, visto che rispetto all’anno precedente, nel 2013 si è avuto un incremento dei posti di lavoro pari al 2%. In parallelo però, l’Isola fa segnare una netta flessione nei Servizi, con un calo occupazionale del 9,6%. L’industria continua a far registrare valori negativi (nel meridione la flessione media occupazionale è stata del 4%, con un valore aggiunto in netto calo rispetto al Centro e al Nord Italia). Male anche l’edilizia: rispetto al 2012, nel Sud il valore aggiunto ha subito un calo del 9.6%. Impressionante il dato sul settennio 2007/2013: nel Meridione, contrazione del 35%.

 

 

 

 

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