Fondi Ue, c’è un tesoretto da 4,43 miliardi

La Sardegna ha a disposizione una gigantesca montagna di risorse tra la programmazione 2007-2013 e quella nuova del settennio 2014-2020.

C’è un tesoretto a nove zeri che aspetta la Sardegna: sono i 4,43 miliardi della programmazione europea, soldi divisi tra i fondi 2007-2013 non ancora spesi e quelli messi a correre da Bruxelles per il settennio 2014-2020. Toccherà adesso alla giunta di Francesco Pigliaru censire i progetti ereditati dal centrodestra di Ugo Cappellacci e organizzarne di nuovi, perché sono rigorosi i controlli che l’Ue impone prima di assegnare le risorse.

Ma andiamo con ordine. Gli stanziamenti 2007-2013 valgono 1,13 miliardi e vanno spesi improrogabilmente entro il 31 dicembre 2015: il che potrebbe voler dire un ruolino di marcia da 50 milioni al mese. Nel pacchetto sono inseriti intanto i 500 milioni che fanno parte del Fesr, ovvero il Fondo europeo di sviluppo regionale pensato per “favorire il potenziamento della coesione economica e sociale”, riducendo divari e disparità tra territori. Sono quattro le linee di sviluppo per le quali si possono ottenere i finanziamenti: “Progetti che contribuiscono a creare posti di lavoro durevoli; interventi infrasfrutturali; misure a favore delle piccole e medie imprese; assistenza tecnica alle aziende”, è previsto nel Fesr.

Vanno aggiunti i quasi 200 milioni del Fondo sociale (Fse), attraverso il quale sostenere le politiche per l’occupazione e, più in generale, “gli interventi sul lavoro”, è scritto ancora negli obiettivi di Bruxelles. Ammonta invece a poco meno di 450 milioni il residuo del Piano di sviluppo rurale (Psr). E sarebbe una boccata d’ossigeno per l’agricoltura sarda in sofferenza, come risulta dall’ultimo censimento Istat. Nell’Isola, infatti, dal 2000 al 2010 sono state chiuse 46.783 aziende di settore, passate da 107.464 a 60.681. Meno 43,5 per cento. Un’enormità.

Anche di questo si parlerà stasera in un incontro organizzato dal circolo Copernico del Pd alla mediateca Mem di Cagliari. Interverranno, tra gli altri, Andrea Murgia, funzionario Ue, e Gianluca Cadeddu, direttore del Centro regionale di programmazione. Murgia dice: “Le risorse europee sono una grande occasione di sviluppo che non sempre, negli anni passati, la Sardegna è riuscita a sfruttare sino a trasformarla in reale crescita”.

Quanto ai fondi 2014-2020, il via alla presentazione dei bandi è scattato tre mesi fa. Tuttavia, con la programmazione 2007-2013 ancora aperta, è facile immaginare che si entrerà a regime solo nel 2016. Resta il fatto che la Sardegna, sulla carta, ha a disposizione una torta da 3,3 miliardi, divisa tra gli 1,3 per lo sviluppo rurale e i 2 da destinare alle infrastrutture.

Andando a spulciare le ragioni che hanno impedito all’Isola di utilizzare a pieno le risorse Ue, c’è sicuramente l’assenza di una adeguata organizzazione regionale, una struttura operativa capace di concentrarsi solo nell’elaborazione dei progetti europei. Gli inglese la chiamano governance e, calata nel contesto isolano, vorrebbe dire creare innanzitutto un ufficio parallelo tra gli assessorati alla Programmazione, all’Agricoltura e al Lavoro, i tre maggiormente interessati alla spesa dei fondi europei.

Murgia sottolinea ancora: “I tempi sono maturi perché in Sardegna si stratifichi una cultura sulla gestione dei finanziamenti Ue. Per farlo, serve innanzitutto una visione d’insieme sull’Isola che si vuole costruire. Bisogna impostare una programmazione di medio e di lungo periodo, ma che da subito fissi gli obiettivi da perseguire”.

Alessandra Carta

(@alessacart on Twitter)

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