Difesa, Cisl: senza le basi militari cosa faranno i lavoratori?

La Cisl sarda ha inviato una lettera al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e al ministro della Difesa, Roberta Pinotti, per sollecitare un confronto sugli assetti occupazionali del sistema difesa sardo. L’obiettivo dell’iniziativa sindacale è tutelare e allargare la forza lavoro, attualmente impegnata direttamente e indirettamente nel pianeta militare, assieme all’esigenza di garantire la sicurezza delle Comunità presenti in prossimità delle strutture militari dell’Isola.

“La presenza delle stellette in Sardegna, analizzata e studiata sotto tutte le voci, è ignorata invece sul fronte occupazionale. Nessuno – ha sottolineato il segretario regionale Cisl Ignazio Ganga – ha ancora rivelato la fine che dovranno fare gli oltre 1.100 addetti civili direttamente dipendenti dal ministero della Difesa e i quasi altrettanti lavoratori dell’indotto stipendiati da un centinaio di società del sistema privato. Sulla presenza militare in Sardegna decine di incontri in divisa e in borghese, ma sempre ignorando le ricadute sulla pelle viva dei lavoratori. Una forza-lavoro che Regione e Governo centrale devono conservare e preservare. Sicuramente le due istituzioni devono presentare, ai lavoratori e al sindacato, le garanzie sul futuro di queste maestranze impegnate nel settore pubblico e della chimica, metalmeccanica, elettronica, informatica, logistica, edilizia e servizi”. La Cisl “da anni sostiene le necessità di conciliare, nelle aree soggette a servitù militare, impatto sociale ed economico del lavoro svolto con il rispetto e la tutela dell’ambiente, partendo dal ripristino delle condizioni naturali ottimali attraverso le bonifiche, l’eliminazione dei rischi nocivi e la manutenzione dei quasi 200 immobili appartenenti al demanio militare. Una strategia fondata sulla prospettiva di un ‘uso duale’ delle servitù con le stellette per valorizzare la capacità della ricerca militare di attrarre investimenti di valore, soprattutto sul fronte dell’innovazione, e di implementare, semmai, la forza lavoro impiegata”.

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