“Sardi, andatevene”. Quando (trent’anni fa) gli stranieri eravamo noi

Sardi razzisti? A leggere le cronache di questi giorni, e soprattutto la loro eco sui social network, sembra che una preoccupante percentuale di isolani sia sempre più insofferente verso immigrati e stranieri, come già abbiamo raccontato a proposito della prossima visita di Cecile Kyenge a Cagliari. “Razzista lo sto diventando, le nostre donne sono minacciate da questi neri se non dai un soldo, le prendono a parolacce ho ti rovinano la macchina se vengono a casa tua e non compri la loro roba poi, per non parlare degli zingari…”, “noi mandiamo dei medici a fare volontariato in congo, questa parassita medico del congo è venuta a fare il ministro in italia”, “…ho letto in una pagina che la ministra vorrebbe riempire i paesi con pochi abitanti con i clandestini che arrivano in Italia…” sono alcuni dei commenti che qualcuno ha lasciato sulla pagina facebook di Sardinia Post.

Razzisti chissà, parecchio smemorati di sicuro: sono passati solo pochi decenni da quando la Sardegna per l’opinione pubblica nazionale era sinonimo di omertà, faida, criminalità  e soprattutto Anonima Sequestri. Il Corriere della Sera, nell’estate del 1980, dedicava diversi articoli all'”ondata razzista” contro gli emigrati isolani in Toscana: “Sardi, tornate a casa” era l’invito non proprio gentile che si leggeva sui muri fiorentini, e c’è chi parlava di riesumare le più severe leggi antimafia per controllare l’attività dei pregiudicati sardi e dei loro conterranei sparsi per la penisola.

corriere_sera_razzismo2La “caccia ai sardi”, come la definiva  Alberto Pinna nel Corriere del 27 luglio 1980, trovava le sue radici in alcuni fatti di cronaca e in particolare nel terribile sequestro di tre ragazzini tedeschi vicino a Firenze: il 25 luglio di quell’anno, a Barberino Val d’Elsa, una banda di criminali aveva rapito le sorelle Susanne e Sabine Kronzucker di 15 e 13 anni e il loro cugino Martin Wachtler, 15 anni, mentre trascorrevano le vacanze in casa del principe Filippo Corsini.

Accusati del sequestro, che si concluderà solo due mesi dopo e dietro il pagamento di un consistente riscatto miliardario, alcuni esponenti della “filiale” toscana dell’anonima sequestri sarda. Tra questi Mario Sale detto “Bandideddu”, emigrato da Mamoiada e considerato il capo carismatico della banda, ancora oggi latitante, mentre l’unico condannato di questa vicenda sarà Bachisio Manca; i due miliardi e mezzo del riscatto non verranno mai ritrovati. Il pesante marchio lasciato dai banditi sardi che terrorizzavano la Toscana nei primi anni Ottanta offuscherà per anni l’immagine della Sardegna. “Sardi, tornate a casa”, scriveva qualcuno trent’anni fa: anche noi siamo stati immigrati non graditi in casa d’altri.

Francesca Mulas

 

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