Processo Lirico, il pm chiede condanna di Zedda: “Un anno e sei mesi”

Il pubblico ministero di Cagliari, Giangiacomo Pilia, ha chiesto un anno e sei mesi di condanna per Massimo Zedda. Il sindaco del capoluogo è accusato di abuso d’ufficio per la nomina di Marcella Crivellenti a sovrintendente dell’Ente lirico alla fine del 2012. La requisitoria del pm è durata settanta minuti, col magistrato che ha ripercorso le tappe del processo cominciato a febbraio 2015.

Davanti al giudice Claudio Gatti, presidente della prima sezione penale, il magistrato inquirente ha motivato la richiesta di condanna intanto con “la violazione dell’articolo 97 della Costituzione”. Il pm ha detto in particolare: “Non è stato rispettato il principio dell’imparzialità della pubblica amministrazione, a cui è fatto divieto di mettere in atto favoritismi per tutelare tutti i portatori di interesse”.

Per il pm, la seconda presunta violazione commessa da Zedda quando era presidente della Fondazione, riguarda “l’articolo 3 della legge 241/90: nella nomina della Crivellenti – ha continuato il pubblico ministero – è mancata la motivazione amministrativa. Violato anche l’articolo 13 del decreto legislativo 367/96, visto che l’ex sovrintendente non aveva i titoli. Né la specifica e comprovata esperienza nel settore lirico-musicale né la gestione di enti specifici”. E sul punto, più volte, il pm ha sottolineato che “la Crivellenti, come risulta da tante testimonianze rese in questo processo, al Lirico aveva fatto solo la bigliettaia, assunta su pressioni dell’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. E anzi: è evidente che la Crivellenti è stata nominata per un interesse privatistico: il suo nome piaceva a Salvatore Nastasi, allora direttore degli spettacoli all’esterno al ministero dei Beni culturali. E Letta ha fatto da testimone nel matrimonio di Nastasi”.

Proprio l’ex Dg è stato citato come teste dell’accusa lo scorso novembre. Il pm ha detto: “Per rendere la cortesia, Nastasi si è prestato a essere escusso in questo processo, spiegando addirittura che a Bologna c’era stato un caso simile, con un sovrintendente scelto fuori dalla manifestazione di interesse, seppure indetta. Ma questo è stato pacificamente smentito dagli atti”. Per il magistrato inquirente è stato violato anche “il principio di autonomia degli organi della Fondazione come previsto sempre dal dl 367/90”.

Per il pm, infine, “la nomina della Crivellenti era per Zedda una questione di vita o di morte, ciò che ha causato un’ingiusto svantaggio ai 44 candidati alla manifestazione di interesse, manifestazione alla quale la Crivellenti non ha mai partecipato”. Il magistrato ha quindi imputato al primo cittadino “il dolo” nella nomina e “il danno ingiusto” agli altri candidati.

Il sindaco Zedda, presente anche oggi in aula insieme ai suoi avvocati Giuseppe Macciotta e Fabio Pili, ha preso appunti durante la requisitoria del pm. E non sono mancati momenti in cui ha reagito con espressione stupita davanti alle parole del magistrato, per poi incrociare lo sguardo coi propri legali altrettanto sorpresi.

Con l’udienza di oggi, cominciata alle 10.03 con l’escussione del deputato Claudio Fava, ultimo testimone della difesa, il processo si avvia verso la conclusione. Al momento stanno parlando gli avvocati di parte civile. Poi il giudice fisserà la fava dell’ultima udienza, nella quale ci sarà la discussione e anche la sentenza. E si tratta di un verdetto attesissimo in ambienti politici, perché dal risultato processuale dipenderà la candidatura di Zedda alle Amministrative del prossimo maggio. Per la legge Severino, infatti, Zedda non può presentarsi alle urne in caso di condanna per abuso d’ufficio. Ma l’ipotesi non viene presa nemmeno in considerazione dalla difesa.

Al. Car.

(@alessacart on Twitter)

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