Nigeriana partorisce e nasconde feto: era rimasta incinta dopo stupro in Libia

Non voleva quel bambino perché frutto di una violenza sessuale avvenuta mentre era in Libia, in attesa di partire per l’Italia. È quanto emerge dalle indagini svolte dalla Squadra mobile di Cagliari sulla ventenne nigeriana che, durante la notte, mentre si trovava all’interno del centro di accoglienza di Pirri (nella foto), si è indotta il parto per abortire, infilando poi il feto in una busta di plastica e nascondendolo sotto il letto.

Gli investigatori stanno lavorando per accertare ogni cosa, l’ipotesi più avvalorata al momento è quella che la giovanissima si sia provocata l’aborto proprio perché non accettava quella gravidanza frutto di uno stupro. La ragazza era arrivata a Cagliari circa un mese fa, con uno degli ultimi sbarchi, ed era stata accolta nella struttura di Pirri, con altre sei migranti: un nucleo familiare e tre giovani nigeriane che dividevano con lei la camera. Tre settimane fa, durante le visite, i medici hanno scoperto che era incinta di sei mesi, circostanza che lei aveva tenuto nascosta. La ventenne avrebbe subito dichiarato di non accettare quella gravidanza e di non volere quel bambino concepito suo malgrado con la violenza. Ieri notte, l’epilogo.

Il feto partorita era una femminuccia, già morta quando è venuta alla luce. Il dettaglio è emerso dall’autopsia disposta dal pm di Cagliari Alessandro Pili e svolta dal medico legale Roberto Demontis al Policlinico di Monserrato. Si è trattato dunque di un parto prematuro. Sul corpicino nessun segno di violenza. Bisognerà tuttavia attendere alcune settimane per il risultato degli esami istologici e tossicologici richiesti dagli inquirenti per avere ulteriori risposte sulle cause del decesso.

Per la mamma, ricoverata all’ospedale Santissima Trinità di Cagliari, potrebbe comunque scattare l’accusa di feticidio. La giovane donna si sarebbe provocata il parto ingerendo farmaci o altre sostanze. La ragazza si è sentita male durante la notte: perdeva sangue e ha chiesto aiuto. La Procura di Cagliari ha avviato le indagini anche per accertare l’eventuale coinvolgimento di terze persone.

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