Matteo Boe è arrivato a Lula. Applausi degli amici e dei vicini

Matteo Boe è arrivato alle 19.25 a Lula, il suo paese natale. L’ex bandito, uscito ieri dal carcere di Opera dopo aver scontato 25 anni per tre sequestri di persona, è giunto da Olbia in auto, con lui il fratello Giampiero e il nipote. È stato accolto dalla sorella Tanina, dalla cognata Eleonara e dalla sorella di latte, Tetta Calzedda. Per lui gli applausi di amici e vicini. Al giornalisti che gli hanno detto “bentornato” ha risposto: “Grazie”, poi si è chiuso nella casa preparata per lui in via Raimondo Falqui.

L’arrivo

Boe è arrivato a Lula a bordo di una Ibiza blu seduto nel sedile del passeggero, alla guida il nipote Gian Nicola, figlio del fratello Giampiero, seduto invece nel sedile posteriore. Camicia bianca a righe, pantaloni in velluto neri, sacca nera con la tracolla rossa, verosimilmente ricamata da lui, barba bianca tagliata rispetto a ieri, quando è uscito dal carcere di Opera. L’ex bandito è stato accolto in casa dalla sorella e dalla cognata, dagli altri figli di Giampiero e dai vicini di casa. Commozione e un grande applauso è partito appena ha varcato il portone di casa. È sceso dall’auto in religioso silenzio, rispondendo solo con un “grazie” all’augurio di bentornato. Boe era arrivato all’aeroporto di Olbia alle 17, con un’ora è mezza d’anticipo sull’orario previsto. Prima dell’arrivo a casa, è passato nella caserma dei carabinieri per sbrigare pratiche burocratiche.

Il Resto del Carlino: indagato per il sequestro Dall’Orto

Secondo Il Resto del Carlino oggi in edicola Matteo Boe sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati per il sequestro di Silvana Dall’Orto – moglie dell’imprenditore Zannoni – proprio ieri, a poche ore dal suo rilascio. Un rapimento ‘anomalo’ durato sei mesi e mezzo che risale al 1988 per cui la donna reggiana non riconobbe Boe durante un faccia a faccia. Dall’Orto fu trovata a bordo della Cisa, l’autostrada tra Parma e La Spezia che attraversa gli Appennini. Un’intricata storia giudiziaria in cui pochi anni più tardi, nel 1990, finì lei stessa in carcere per nove giorni con l’accusa di essersi messa d’accordo con i rapitori per la spartizione del riscatto – ai tempi si parlò di 4 miliardi di lire. Per quella detenzione fu poi risarcita dallo Stato, nessuna traccia dei sequestratori considerati dell’Anonima Sarda.

 

LEGGI ANCHE: Matteo Boe libero, tornerà nella ‘sua’ Lula. E il paese si divide

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