Fiera della Sardegna, si chiude: la decisione della Camera di Commercio

Una gestione ormai insostenibile e antieconomica: con queste parole la Camera di Commercio di Cagliari ha messo la parola fine alla Fiera della Sardegna, azienda speciale creata nel 1979 per organizzare le manifestazioni fieristiche e gestire il centro congressi di viale Diaz a Cagliari.

Cronaca di una fine annunciata, se si legge la delibera firmata pochi giorni fa dalla commissaria della Camera di CommercioPaola Piras: più volte nei mesi scorsi si era chiesto all’azienda Fiera di ridurre le spese e preparare un bilancio per il 2016 che prevedesse tagli e riorganizzazione. Niente di tutto questo è arrivato negli uffici di Largo Carlo Felice: l’ultimo documento, datato al 21 marzo scorso, è un bilancio di previsione per il 2016 che però non prevede aggiustamenti sui conti in rosso dell’azienda.

A pesare sulle uscite, in particolare, sarebbero i costi di gestione del centro congressi e soprattutto quelli per il personale: diciassette dipendenti con contratto a tempo indeterminato, oltre a un consiglio di amministrazione di cinque persone e un collegio di tre revisori. Per l’anno in corso si calcolavano novecento mila euro in uscita per gli stipendi del personale e quasi due milioni per tenere in piedi la struttura e le sue attività: una previsione, quella della Fiera, che non fa ben sperare e che soprattutto non prevede l’autogestione senza un contributo sostanzioso della Camera di Commercio.

Il bilancio di previsione, secondo la commissaria Piras, “Non contiene alcuna misura di riduzione dei costi del personale”. Non solo: nei conti della Fiera c’è una voce in rosso che potrebbe essere recuperata se il personale rinunciasse al bonus di produttività. I dipendenti però non ci stanno e per venire incontro alle esigenze aziendali in questo momento di crisi hanno proposto di lavorare con un contratto di solidarietà: meno soldi in busta paga ma anche meno ore di lavoro alla settimana, pur garantendo il massimo impegno lavorativo, considerato che tutto il personale in occasione delle grandi manifestazioni come la Fiera Campionaria o la Fiera Natale non conosce ferie e riposo ma anzi resta a disposizione per la programmazione e la buona riuscita degli eventi.

Con queste considerazioni i diciassette hanno inviato una lettera al Presidente della Regione, ai Consiglieri regionali, al sindaco di Cagliari per chiedere attenzione sulla vicenda. La missiva è stata indirizzata pure all’arcivescovo Arrigo Miglio. “La preoccupazione – scrivono – oltre che per un futuro personale incerto per noi e le nostre famiglie, è quella di una grave perdita economica, culturale e morale per tutta la Sardegna“. E non potrebbe essere altrimenti: oltre alla grande Fiera di Maggio, il centro di viale Diaz ospita da anni grandi manifestazioni come la Fiera Natale, il salone dedicato ai matrimoni ‘Fiori e spose’, il Turisport. Di recente ha accolto il congresso nazionale di Emergency e ancora incontri e seminari su medicina, turismo, banche, politiche del lavoro.

“Ci sembra assurdo – continua la lettera dei dipendenti Fiera – che si annulli una realtà senza un cenno verso una prospettiva per i destini dei lavoratori della azienda, nella quale essi credono ancora e che si augurano venga rilanciata verso sicure prospettive di un ritorno non solo economico ma anche di immagine per Cagliari e la Sardegna intera”. Ironia della sorte, ricordano ancora i dipendenti, appena poche settimane fa la struttura di viale Diaz ha accolto il ‘Job Day’, evento in collaborazione con la Regione interamente dedicato al lavoro, “lo stesso che oggi ci vediamo negare”.

La proposta del contratto di solidarietà dei dipendenti è stata rifiutata dal Consiglio di amministrazione e così il futuro della Fiera pare davvero segnato: il Commissario straordinario ha deciso, si legge nella delibera del 23 marzo, di “sopprimere l’Azienda Speciale Fiera Internazionale della Sardegna con contestuale assunzione di tutti i rapporti attivi e passivi in capo alla Camera di Commercio di Cagliari, fatta eccezione per quelli relativi al personale“.

A sostegno dei lavoratori è arrivata una nota diffusa dal consigliere regionale del Pd Piero Comandini che sottolinea che i conti in rosso, dovuti a cattiva gestione economica e manageriale che non ha permesso un efficace piano di rilancio, non devono ricadere sui dipendenti. È inoltre necessario, secondo Comandini, “trovare una soluzione per ridare all’Ente Fiera quello che è il suo ruolo naturale, promuovere e le imprese della Sardegna. In questi anni le manifestazioni fieristiche hanno interessato tutti i rami della produzione, mettendo in particolare evidenza e promuovendo le iniziative imprenditoriali dell’economia isolana. Il Centro Congressi, ha ospitato i più importanti eventi dell’isola”.

In attesa di risposte dalla Regione, gli impiegati continuano a lavorare: impossibile abbandonare gli uffici ora, con alle porte l’edizione numero 68 della Fiera di maggio che accoglie espositori da tutto il mondo e migliaia di visitatori. Ci si chiede, inevitabilmente, cosa accadrà dei diciassette dipendenti dopo il grande evento e quale sarà il loro futuro. Incerta anche la destinazione dell’intero quartiere fieristico: una superficie di dodici ettari con dodici padiglioni espositivi e tre centri congressi, situata in una posizione strategica di Cagliari a due passi dal porto e dal mare.

Francesca Mulas

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