L’ex presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci (Fi), è stato condannato a 2 anni e sei mesi nel processo per il crac della Sept Italia, società specializzata nella produzione di vernici con sede a Cagliari fallita nel 2010. L’accusa è bancarotta. Assieme a lui, con lo stesso capo d’imputazione, è stato condannato anche il sindaco di Carloforte, Marco Simeone: i giudici del tribunale del capoluogo sardo gli hanno inflitto 9 anni di carcere e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Alla lettura della sentenza Simeone è stato colto da un leggero malore. Due anni e 6 mesi sono stati inflitti pure all’avvocato Dionigi Scano.
“Non mi dimetto”. Uscito dall’aula della seconda sezione penale del Tribunale di Cagliari dopo la condanna, il sindaco di Carloforte si è subito ripreso. È rimasto qualche minuto seduto nella sua sedia, prima di uscire accompagnato dal difensore Giovanni Manca. “Sono sorpreso, molto. Ma bisogna rispettare le sentenze anche se mi sorprende una condanna addirittura superiore alla richiesta dell’accusa – ha detto all’ANSA il primo cittadino – sono sereno e ho fiducia nei giudici – ha aggiunto – Aspetto con questo spirito il prossimo grado di giudizio. Sono innocente e lo dimostrerò, se non mi fossi sentito innocente mi sarei già dimesso”. A seguito della condanna il crac della Spet, società che Simeone amministrava fino al fallimento nel 2010, potrebbe ora intervenire il provvedimento di interdizione legato alla legge Severino. “Non credo che scatti – ha però chiarito l’avvocato Manca – visto che questa legge è complessa e ha molti commi, ritengo che in questo caso si debba attendere la pronuncia dell’appello. In ogni caso presenteremo un ricorso immediato”. I giudici hanno chiesto novanta giorni per il deposito delle motivazioni, poi potrà essere presentato ricorso per il secondo grado.
“Siamo molto sorpresi dalla decisione adottata dal tribunale. Non possiamo che attendere il deposito delle motivazioni per qualunque ulteriore considerazione”. Così Guido Manca Bitti, il difensore di Ugo Cappellacci. “Al momento – aggiunge il legale – non riusciamo neanche ad immaginare quale possa essere l’argomentazione che sorregge questa condanna”.