Ca(o)s prima accoglienza in Sardegna: male centri e servizi per i migranti

In Sardegna la prima accoglienza per i richiedenti asilo ha gli ingranaggi inceppati. Strutture troppo grandi, qualità dei servizi scarsa e ritardi nell’aggiudicazione dei bandi di gara sono le falle del sistema Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria) nell’Isola. È il quadro che emerge dalla fotografia scattata nel rapporto “Straordinaria Accoglienza” di In Migrazione, Società Cooperativa Sociale che cura periodicamente dei dossier nazionali.
Sotto la lente d’ingrandimento finiscono tutti i bandi di gara pubblicati dalle Prefetture italiane, delegate all’organizzazione della prima accoglienza. “Con pochi strumenti e risorse – dice il rapporto – si sono trovate a doversi misurare con un tema specialistico e complesso che precedentemente non avevano mai affrontato direttamente”. E nel mirino c’è il ministero dell’Interno “che evidenzia una carenza di indirizzo nella governance dell’accoglienza straordinaria”.

I numeri: 16 promossi – su 101 – con il sei politico. Su 101 bandi di gara indetti dalle Prefetture per l’apertura e la gestione dei Centri di Accoglienza Straordinaria, in grado di ospitare 178mila 338 persone, solo 16 raggiungono la sufficienza, 64 risultano carenti e 21 sono molto carenti. La lentezza delle procedure d’appalto è elefantiaca: 5.000 i giorni di ritardo calcolati tra la data prevista di avvio dei servizi e l’aggiudicazione delle gare, con una media nazionale di ritardo per Prefettura di quasi due mesi. “Ritardi che pesano sulle casse dello Stato e che rendono troppo spesso necessarie proroghe tecniche delle passate aggiudicazioni”.

Sardegna in coda. Nel panorama nazionale la maglia nera va a Cosenza, Crotone e Firenze mentre gli esempi virtuosi si trovano a Rieti, Siena e Ravenna. La Sardegna, che può ospitare 7276 migranti ovvero lo 0,4% della popolazione, se non è agli ultimi posti sta comunque nelle retrovie: la gestione dei nostri centri è “carente”.
In totale i fondi impegnati ogni anno per farli funzionare ammontano a 92 milioni 950 mila 900 euro. A Cagliari, che dispone di 3500 posti, si spendono 44 milioni 712 mila euro. A Sassari (1976 posti) si spendono 25 milioni 243 mila euro, a Nuoro (1000 posti) 12 milioni 775 mila euro, per le strutture di Oristano che ospitano 800 migranti si spendono 10 milioni 220 mila euro. In tutta Italia sono stati spesi oltre 2 miliardi di euro.
Soldi che includono anche i discussi 35 euro a persona, fuoco di tante polemiche. “Contrariamente a ciò che ancora troppo spesso si crede – è scritto nel dossier – soltanto 2 euro e 50 centesimi vanno direttamente alle persone accolte (che comunque spendono sul territorio per soddisfare le prime basilari necessità). Il restante, ovvero oltre il 92% del finanziamento, viene usato dal privato che gestisce centri. Fondi pubblici che vengono spesi per l’accoglienza che, se di qualità, ritornano alla comunità ospitante. Un dato evidente – spiega il rapporto – se si pensa che l’accoglienza straordinaria dovrebbe portare quando ben gestita a quasi un miliardo di euro in tutta Italia per creare direttamente nuovi posti di lavoro, senza contare un indotto stimabile in un altro miliardo di euro ogni anno. Solo le spese per il personale direttamente connesso all’accoglienza straordinaria possono creare in Italia, escludendo l’indotto, oltre 36.000 posti di lavoro qualificati”.

Bandi e burocrazia: la classifica e i voti. Il ritardo per l’aggiudicazione dei bandi “sardi” è in media 47 giorni, un mese e mezzo rispetto alla data prevista. In particolare va male Oristano dove il ritardo è di 114 giorni, Cagliari (60 giorni), meglio Sassari con due settimane di ritardo, bene Nuoro che rispetta i tempi.
Nel merito i giudizi sui quattro bandi delle rispettive Prefetture sono da bocciatura, tra il “carente” e il “molto carente” in una scala in cui per essere promossi bisogna avere “buono” e “sufficiente”. Al setaccio diversi parametri come la qualità dei progetti proposti dai privati che si candidano a gestire i centri e in questi la qualità dei servizi alla persona, la qualità del gruppo di lavoro, l’incentivo a realizzare strutture di piccole dimensioni. Su 101 città considerate, la prefettura sarda con il miglior risultato, si fa per dire, è Sassari al 64° posto con un punteggio di 46 giudicato “carente”. Così come Cagliari (76°posto), “molto carente” il servizio a Oristano (86^) e Nuoro (94^). Voti bassi anche alla voce “servizi alla persona e per l’integrazione” che includono il livello di italiano L2, la mediazione culturale, il supporto legale, l’assistenza psicologica e sanitaria, lavoro, volontariato e positiva gestione del tempo. Tutte attività che aiuterebbero i migranti appena arrivati ma che invece risultano assenti o inadeguate. I punteggi anche in questo caso, in una scala che ha 100 come valore massimo, sono sotto la sufficienza: variano dal 30 di Cagliari al 24 di Nuoro, passando per il 28 di Sassari e il 26 di Oristano. E nei bandi a quanto pare la professionalità non è premiata. Non sono previsti servizi di formazione, aggiornamento e supervisione del personale impiegato.

Andrea Deidda

Foto Roberto Pili

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