Andrea, “schiavo” a Carloforte: 90 ore settimanali e alla fine niente stipendio

Cosa significa sfruttamento ai limiti della schiavitù? Lo spiega con la sua esperienza Andrea, giovane di Guspini, metà dei suoi ventotto anni trascorsi a lavorare tra ristoranti e hotel: “Novanta ore settimanali, sette giorni su sette, la mia giornata partiva dalle otto del mattino e finiva all’una di notte: dopo sei mesi non ce l’ho fatta più e mi sono licenziato”.

Un incubo iniziato nel settembre del 2010, quando il giovane riceve da una società per cui già aveva lavorato qualche settimana prima una proposta allettante: dirigente in un ristorante a Carloforte per 1500 euro netti al mese, auto di servizio, vitto e alloggio, buoni di produzione e la possibilità di frequentare corsi di formazione per specializzarsi.

Andrea non ci pensa troppo e si trasferisce nell’isola con la sua famiglia, il lavoro è pesante e richiede concentrazione e responsabilità: la stessa società, oltre a mandare avanti il ristorante, garantisce pure il servizio mensa per le scuole grazie a un appalto vinto con l’amministrazione comunale. Organizzazione della cucina e del lavoro di camerieri e cuochi, ma anche impegni in banca, al comune, pratiche amministrative e gestione della mensa per gli scolari tra le sue mansioni di tutti i giorni, di corsa dalle otto del mattino fino a notte fonda.

E lo stipendio? “Per sei mesi, dal 21 settembre 2010, ho visto solo qualche anticipo: i capi mi dicevano di avere pazienza, che l’azienda era in difficoltà a causa della crisi, nel frattempo vedevo che i soldi nelle casse c’erano, evidentemente il ristorante funzionava”. E il contratto? “Ho firmato un documento all’inizio, dopo un po’ mi sono reso conto che non solo ero inquadrato come operaio generico, ma quel contratto non aveva validità; in ogni caso le condizioni che mi avevano garantito non sono state rispettate”.

Andrea oggi, dopo la segnalazione al sindacato Uil-Tucs, ha una causa in corso al tribunale del Lavoro di Cagliari contro la società che si occupa di servizi per il turismo in tutta l’isola. Circa ventimila euro gli stipendi arretrati per il giovane, per non parlare di Tfr e altre spese non ancora messe in conto, si attende la prossima udienza in programma per ottobre e si spera in un risarcimento adeguato.

“Come ho fatto a lavorare novanta ore a settimana per tanto tempo e senza stipendio? Sono abituato a questo mestiere, quasi ovunque si lavora molto più di quanto c’è scritto nel contratto, si rinuncia al giorno di riposo e al pagamento degli extra, ma si può resistere se i soldi arrivano a fine mese. In questo caso invece ho trovato persone disoneste, ecco perché ho voluto raccontare la mia storia e denunciare tutto”.
F.M.

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