Malattie sessualmente trasmissibili, la Lila: “In Sardegna impennata di contagi”

L’emergenza Aids che terrorizzava il mondo trent’anni fa sembra passata: non si muore più di sindrome da immunodeficienza acquisita e chi si ammala oggi riesce ad avere una vita quasi normale tenendo a bada la malattia con i farmaci. Eppure la questione non è per nulla chiusa: l’Hiv continua a diffondersi come e più di prima, con una spaventosa impennata di contagi recenti in Italia e in Sardegna. Se negli anni Ottanta e Novanta il veicolo era l’eroina oggi si combatte contro un nemico ancora più pericoloso: la disinformazione. Di questo e di altri temi legati alle malattie sessualmente trasmissibili o MTS si è parlato ieri a Cagliari durante l’incontro “Scusi, lei dove scende?” all’interno dell’omonima campagna informativa firmata dalle associazioni cagliaritane Arc e Lila.

Un dibattito che ha cercato di colmare, almeno in parte, il vuoto comunicativo e i pregiudizi che sopravvivono ora che Aids e altre malattie legate al sesso non sono più un’emergenza: “E’ da 20 anni che portiamo avanti in città una battaglia in totale solitudine – ha denunciato Brunella Mocci, presidente di Lila Cagliari – Le associazioni come la nostra si occupano di fare informazione e consulenza perché scuole e comuni non se ne occupano: un problema gravissimo, considerato che oggi tanti ragazzi continuano ad ammalarsi a causa di rapporti sessuali non protetti”.

I dati sul contagio non sono confortanti: in Sardegna il virus Hiv è diagnosticato a circa quaranta persone ogni anno . L’Hiv colpisce soprattutto i giovani intorno ai 25 anni e ancora gli adulti. “Un dato preoccupante – sottolinea Francesco Ortu, specialista in immunologia  al Policlinico di Cagliari – che ci fa capire come ci sia ancora oggi scarsa attenzione e poca conoscenza sulle modalità di trasmissione: fino a qualche anno fa era una malattia legata soprattutto alla tossicodipendenza, oggi arriva da rapporti sessuali non protetti”. Se le istituzioni non investono in campagne di informazione e comunicazione non si può dire che risparmino sul problema: i nuovi e vecchi casi di infezione da Hiv costano moltissimo alle casse regionali e statali in terapie, trattamenti, ricoveri. “E’ vero, non si muore più di Aids grazie ai farmaci – prosegue Ortu – le persone colpite da Hiv però sono molto più soggetti a tumori e altre patologie con un grave costo per il sistema sanitario nazionale”.

Il sesso non protetto non è solo a rischio Hiv: i mali si chiamano anche Herpes, Hpv, Epatite B e C, uretriti, blenorragia e sifilide: gli ultimi allarmanti dati arrivano dalla Clinica Dermatologica dell’azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari dove esiste un centro specializzato in MTS, uno dei 47 sparsi in tutto il paese. “In Sardegna abbiamo contato negli ultimi cinque anni 627 casi di malattie trasmesse per via sessuale – spiega Laura Atzori, specialista in dermatologia e venereologia – con 125 nuovi casi ogni anno. Si ammalano soprattutto uomini intorno ai 33 anni. Le statistiche dimostrano che la metà delle persone che contraggono queste malattie hanno un’istruzione medio-bassa, questo significa che una grave colpa ce l’hanno l’ambiente familiare e le scuole inferiori che non trasmettono informazioni corrette e sufficienti sul tema. Chi crede che il problema riguardi solo gli omosessuali si sbaglia: l’88% di persone che contraggono malattie come sifilide ed epatite sono etero”.

La campagna di informazione sulle malattie sessualmente trasmissibili a Cagliari firmata Arc ha previsto la diffusione di manifesti, brochure e preservativi gratuiti in città e l’organizzazione di incontri con esperti. Un compito che non dovrebbe spettare ai volontari ma dovrebbe essere di competenza di Comuni e Regione Sardegna: eppure negli ultimi anni gli enti pubblici, a parte qualche piccola iniziativa come i fondi stanziati dal Comune di Cagliari per l’educazione sessuale a scuola,  hanno investito poco o nulla. L’intero materiale della campagna “Scusi Lei dove scende?” è stato realizzato con i fondi raccolti da Arc con attività varie negli ultimi mesi, e tutto senza alcun contributo pubblico. Costo totale dell’operazione sostenuta da Arc: meno di mille euro.

Francesca Mulas

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