Agente penitenziario muore suicida. Il sindacato Sappe: “Emergenza sociale”

Un poliziotto penitenziario sardo di 31 anni, in servizio in questi giorni in un carcere dell’Isola ma formalmente nell’organico della casa circondariale di Aosta, si è tolto la vita a Oristano. Lo annuncia il segretario del sindacato Sappe, Donato Capece: “Sembra davvero non avere fine – afferma – il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti alla polizia penitenziaria”.

Il giovane, sposato da pochi mesi, lavorava nel Gruppo operativo mobile e infatti in questo periodo era in missione in Sardegna. “Non sappiamo – aggiunge il sindacalista – se vi siano correlazioni con il servizio svolto. Ma è luogo comune pensare che lo stress lavorativo sia appannaggio solamente delle persone fragili e indifese. La sindrome colpisce anche le cosiddette ‘professioni di aiuto’, dove gli operatori sono costantemente esposti a situazioni di stress, come nel caso degli agenti carcerari che sono lasciati soli e sottoposti a innumerevoli rischi”.

Il Sappe lancia l’ennesimo appello: “L’Amministrazione penitenziaria non può continuare a tergiversare su questa drammatica realtà. Non si può pensare di lavarsi la coscienza istituendo un numero di telefono, peraltro di Roma, che può essere contattato da chi, in tutta Italia, si viene a trovare in una situazione personale di particolare disagio. Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo”.

Sui suicidi tra gli agenti carcerari non sono un caso sporadico: dall’ultima inchiesta pubblicata sul sito ‘Rassegna sindacale’ risulta che il 2013 e il 2017 sono stati 35 i poliziotti penitenziari che si sono tolti la vita, il più delle volte con l’arma di ordinanza, secondo i dati raccolti dalla Fp Cgil. Nello stesso periodo di tempo gli agenti hanno subito, durante il servizio, 2.250 aggressioni. In tutto il 2013 erano state 344, nel solo 2017 se ne sono contate 590, sempre stando ai numeri diffusi dalla sigla confederale.

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