In memoria di Gian Carlo Deidda

È passata quasi inosservata la recente scomparsa del fotografo Gian Carlo Deidda. Solo un breve necrologio su L’Unione Sarda, quotidiano per cui ha lavorato regolarmente per anni, ha salutato questo importante protagonista della fotografia sarda, testimone instancabile delle vicende storiche, umane e culturali della nostra isola.

Io non lo conoscevo. Le nostre strade fotografiche non si sono mai incrociate, salvo una breve e fugace presentazione nella redazione dello sfortunato quotidiano Sardegna 24 che, nella sua breve vita, ha pubblicato qualche reportage di Gian Carlo. Il mio ricordo passa quindi attraverso quello delle persone che l’hanno conosciuto.

«Io lo conoscevo bene, racconta il fotografo Marco Alberto Desogus. Con Gian Carlo abbiamo condiviso trent’anni di lavoro, di impegno sindacale e, naturalmente, la passione per la fotografia. Ed era una grande passione a muoverlo attraverso i mondi che amava e conosceva profondamente: l’archeologia, la storia e le feste popolari dei sardi, il lavoro, la natura, il jazz. Di tutto questo Gian Carlo, uomo gentile e modesto, fotografo dallo stile classico e raffinato ci ha regalato immagini indimenticabili».

Nato a Pattada nel 1942 ma cagliaritano d’adozione, Gian Carlo Deidda era un fotografo autodidatta. Ha collaborato con quotidiani come L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna, L’Unità, Il Messaggero, La Repubblica e ha pubblicato le sue foto su riviste come Bell’Italia, Qui Touring, Tuttoturismo, L’Espresso, Ichnusa. Numerosi anche i libri che sono stati illustrati con le sue immagini: “Il Lavoro dei Sardi”, “Pastori e contadini della Sardegna”, “Il trenino verde della Sardegna”, “Pesca e pescatori in Sardegna” e “Le miniere e i minatori”.

Quando scompare un fotografo lascia in dono un’eredità speciale. Consegna le sue storie alla storia attraverso il suo archivio. E quello di Gian Carlo Deidda è davvero imponente: non meno di centomila stampe in bianco e nero e sessantamila diapositive accumulate in quarant’anni di lavoro.  L’auspicio è che un archivio di queste dimensioni non vada disperso ma trovi un’adeguata sistemazione e una giusta valorizzazione che consacri l’autore tra i grandi protagonisti della storia della fotografia sarda.

Enrico Pinna

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