BìFotoFest 2016: tutti i toni del verde

Quante tonalità ha il verde? Quattordici, secondo il BìFotoFest di Mogoro, tanti quanti sono i fotografi che partecipano all’edizione 2016, che nasce  all’insegna del verde. Verde come simbolo di un’idea, di un pensiero, di un modo di essere. Verde come vita, come speranza, come antidoto.

il BìFotoFest 2016, l’annuale rassegna di fotografia che si svolge da sabato 18 giugno a domenica 3 luglio, presso i locali della Fiera del Tappeto di Mogoro, propone l’esposizione dei lavori di quattordici artisti fotografi che hanno racchiuso nei loro scatti i tanti significati che il verde ha nella nostra cultura. I fotografi che espongono sono stati scelti in due distinte modalità. Nella prima sono stati invitati fotografi professionisti di rilievo nazionale e internazionale. Nella seconda i partecipanti sono stati selezionati attraverso un concorso, dando così la possibilità anche a chi è meno conosciuto di mettersi in luce attraverso il festival e di esporre le proprie opere accanto ad autori di fama.

Vale la pena di analizzare brevemente le proposte di un evento che si sta affermando come uno degli appuntamenti fotografici più importanti dell’isola, rinnovandosi ogni anno e affiancando alle mostre interessanti workshop e incontri con professionisti del calibro di Sandro Iovine e Salvatore Ligios.

Alessandro Grassani, fotografo quarantenne ha raccontato numerosi grandi eventi internazionali. Con il tempo la sua attenzione si è spostata verso una fotografia di approfondimento e di indagine su importanti tematiche sociali che l’hanno portato a viaggiare in oltre trenta Paesi. Espone un lavoro dal titolo “Migranti Ambientali: l’ultima illusione” dove racconta di quella bomba inesplosa che sono le migrazioni ambientali causate dai cambiamenti climatici. Questo progetto a lungo termine si concentra su questo tema sottoesplorato ma incombente. L’obiettivo della ricerca è quello di offrire uno sguardo su come il nostro pianeta e le nostre città stiano cambiando in peggio e di comprendere le narrazioni personali della popolazione migratoria, per documentare e raccontare le loro storie al fine di rivelare l’impatto sociale devastante della migrazione ambientale dalle zone rurali a quelle urbane in Mongolia, Bangladesh, Kenya e Haiti, alcuni dei paesi più colpiti da questo fenomeno.

Angelo Andreoni concentra la sua attenzione sulle sempre più rapide estinzioni degli animali a causa delle attività umane e della distruzione dl loro habitat. Un mammifero su quattro rischia l’estinzione, per non parlare degli anfibi — molto più vulnerabili — che rischiano la sparizione del 41% delle specie. Andreoni risolve il suo “Black & Wild” con scelte formali di rottura rispetto ai canoni classici della fotografia naturalistica per proporci immagini in un bianco e nero impeccabile e raffinato, dalla composizione perfetta, declinato in un low-key dai toni drammatici estremamente efficaci.

Bruno Manunza è una vecchia conoscenza. Ricercatore presso il Dipartimento di Agraria dell’Ateneo Sassarese e raffinato fotografo naturalista propone un lavoro dal titolo “Leggermente Impreciso” dove, mettendo in discussione la ricerca ossessiva della nitidezza pone l’accento sul nonsenso della fotografia che ha illuso la gente creando l’ingannevole sensazione di poter fermare l’atto formale della visione riuscendo molto spesso a congelare invece l’atto sostanziale del sentire e dell’interpretare.

Davide Virdis, fotografo e architetto divide la sua attività fra la Sardegna e Firenze. La sua ricerca si sviluppa principalmente nel campo della fotografia di architettura e paesaggio con una attenzione all’aspetto umano collaborando spesso con sociologi, antropologi ed urbanisti.Le immagini di “I giardini ritrovati reloaded” appartengono ad un progetto fotografico nato come strumento di analisi e documentazione per una ricerca avente come argomento lo “stato di salute” del dimenticato sistema storico/paesaggistico del territorio sassarese legato alla presenza di “giardini mediterranei”. I luoghi di questa ricerca sono situati nell’agro prospiciente il nucleo urbano di Sassari, in molte parti ormai inglobato nello sviluppo espansionistico della città. Le immagini di questo lavoro, realizzate in banco ottico con supporto analogico (pellicola negativa a colori nei formati 10,2×12,7cm. e 6x7cm.), indagano con un approccio meditato ed un grande rigore formale luoghi dimenticati e frammentati, scampati all’ingordigia dell’urbanizzazione. Isole dove la natura si riappropria del paesaggio mantenendo intatto il fascino di questi luoghi senza tempo.

Sandro Bini fotografo, docente di fotografia, fondatore e Direttore responsabile di Deaphoto, si occupo prevalentemente dell’organizzazione delle attività progettuali didattiche ed espositive dell’Associazione. La sua ricerca è incentrata soprattutto ad un’indagine sulle relazioni fra l’uomo e il paesaggio contemporaneo e sulla dialettica critica fra percezione e fruizione dei luoghi, legata alla contestualizzazione della propria esperienza. Con il suo lavoro “Pesci d’acqua dolce”  indaga  il torrentismo balneare, fruizione fluviale alternativo alla spiaggia che si va diffondendo in Toscana, fra giovani e famiglie, come nuova forma di divertimento e  relax estivo. Un reportage dove il verde è, coerentemente con il tema del BìFotoFest, il colore dominante.

Sara Munari, fotografa milanese, interpreta il verde come simbolo di rifioritura, di rigenerazione. La “Parrucca bellissima” della sua amica Sonia è il simbolo della chemioterapia e della battaglia che è di guarigione ma che, nel caso del tumore, diventa quasi una “rinascita”, un ritorno alla vita. Un bianco e nero crudo, lontano da estetismi e brutalmente simbolico evidenzia il dramma di chi si trova a fare i conti con una malattia che risveglia tutte le nostre ancestrali paure.

Antonio Manta, Toscano di Empoli con il suo “Come i passi di un Elefante” ci conduce nello Sri Lanka, luogo puro e incontaminato dove la vita quotidiana è fatta di cose semplici e la natura ti avvolge facendoti immergere in un mondo fantastico. Il bianco e nero proposto dall’autore lascia trasparire una tavolozza fatta di infinite sfumature di verde che, socchiudendo gli occhi, si sovrappongono ai grigi.

 

Infine la sezione dedicata ai vincitori del premio BìFotoFest 2016 dal titolo Se io dico VERDE tu a cosa pensi?, indetto a ottobre dello scorso anno.

Andrea Macis con Coso e il verde. “Coso”; un manichino utilizzato dai disegnatori prende vita e viene a trovarsi in situazioni di quotidianità, ideali, sogni e fantasie.

Elisabetta Loi & Sergio Melis con Professione bambino, un reportage sui bambini peruviani costretti dalle disuguaglianze sociali e dalla povertà a dividersi tra le faccende domestiche, la scuola e il lavoro.

Michela Floris con Scents of Sardinia, ovvero come raccontare l’essenza della Sardegna tra profumi naturali e panorami mozzafiato.

Eugenio Matta con Il carciofo, verde protagonista delle vicende agricole di molti paesi della Sardegna.

Roberto Pireddu con “ma | re” ci propone una sua personale visione del Poetto.

Silvia Zoroddu con Dove il verde è USA racconta di una base americana abbandonata sulla cima del Monte Limbara. Un luogo surreale fra antichi graniti levigati dal vento e fatiscenti prefabbricati che nessuno si è mai curato di smontare.

BìFotoFest — dice Stefano Pia, ideatore del festival organizzato insieme a Vittorio Cannas — si propone, per la prossima edizione 2017 (il cui tema verrà divulgato il 1° settembre), di intensificare il suo processo di internazionalizzazione con l’ambizione di diventare luogo d’incontro per artisti provenienti da tutte le parti del mondo.

Enrico Pinna 

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