Un gruppo di ricerca dell’Università di Cagliari guidato da Antonio Pusceddu del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente è impegnato nel progetto che sta studiando le profondità del Mare di Ross, nell’Oceano Antartico, a circa 20 anni dalle prime indagini condotte durante la XX Spedizione Italiana in Antartide (1994-95), in un team cui partecipano anche l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Genova, l’Istituto di Scienze Marine del CNR e l’Istituto Nazionale Italiano per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
Si tratta del progetto Bedrose (BEnthic biodiversity and ecosystem functioning of the Deep ROss Sea in a changing Southern Ocean), condotto nell’ambito del Progetto Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) e che studia l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi antartici profondi.
Il generale riscaldamento degli oceani infatti, modificando le correnti marine, può determinare importanti cambiamenti nella quantità e nel valore nutrizionale della “pioggia” di particelle organiche che rifornisce i fondali. Le profondità dell’Oceano Antartico, che copre il 30% della superficie dell’oceano globale, sono teatro di meccanismi fisico-chimici che regolano il clima globale. Pertanto, lo studio di questa porzione remota degli oceani assume particolare rilevanza.
L’unità di ricerca dell’Università di Cagliari cura l’analisi della quantità e composizione biochimiche della materia organica depositata al fondo, alla ricerca di segnali di cambiamento associati al riscaldamento globale. La campagna oceanografica a bordo della Nave Italica è in corso in queste settimane: posizione ed attività di ricerca sono consultabili nella mappa on line.