Il Cagliari non decolla, è pari col Genova. Promossa la difesa, bocciati tutti gli altri

Alla fine ci scappa un pareggio  fra le  due nobili retrocesse e per il Cagliari catenacciaro di Marassi è come un brodino caldo dopo l’indigestione di gol subiti in casa con il Venezia sabato scorso.  E anche la sconfitta precedente con il Bari, pure questa alla Unipol Domus. La squadra di Liverani rimane malata, la salute non è certamente di quelle che ti fanno vivere bene e con rosee prospettive.

I ventidue rossoblù di Genoa e Cagliari, forse le maggiori compagini accreditate (sulla carta) per un  immediato ritorno in serie A, ha rivelato che entrambe non possono vivere di gloria passata e che si devono dare una mossa se vogliono raggiungere  a tamburo battente una immediata rentrèe nella massima serie. Ben altra cosa hanno dimostrato di essere finora Bari, Venezia, Reggina e altre avversarie, sbarazzine e agili quanto bisogna essere in un campionato difficile come la serie B, dove nessuno ti regala niente in virtù del tuo passato. Genoa e Cagliari non hanno di certo impressionato favorevolmente, semmai in termini opposti. Il ‘nostro’ Cagliari ha confermato di non essere ancora una squadra, di non avere un gioco ben delineato e valido, di non poter camuffare le lacune generali con le individualità.

Il tecnico Liverani, a nostro vedere, non può essere promosso, ma forse neppure bocciato. Al momento, almeno. È però significativo che dopo otto partite (più le amichevoli di precampionata o e la Coppa Italia) e tre mesi di preparazione, il Cagliari sia ancora allo stato embrionale. Ieri con  il Genoa non ha fatto un  solo tiro nello specchio della porta avversaria, ne ha ciccato due con Lapadula e Deiola, con il giovanotto di San Gavino che non ha inquadrato lo specchio della porta da posizione favorevolissima, D’accordo, era in corsa e con palla veloce, ma il suo piede ruvido e quadrato ha mandato alle ortiche una chance clamorosa.

Poco, davvero pochino per una squadra con le ambizioni dell’ambiente rossoblù. In compenso si è visto un catenaccio d’altri tempi  e meno male che stavolta la retroguardia di Liverani, pur  qualche  fisiologica sbavatura, ha retto l’urto  avversario e mantenuto inviolata la porta di Radunovic. Nell’economia del gioco, persistono  gli appoggi sbagliati in uscita, con pallone riconsegnato regolarmente agli avversari  già al primo passaggio, mentre dovrebbe essere invece quello che mette in condizione i centrocampisti di impostare la fase d’attacco o, perlomeno, mantenere  il controllo della palla.

Promossa quindi la difesa, ma bocciati di sana pianta centrocampo e attacco. E qui tornano in ballo gli errori (a nostro parere) di Liverani. Capiamo l’emergenza per l’assenza di Rog, ma Nandez non può e non deve giocare accentrato e limitato nella sua natura e nel  suo potenziale lungo fascia.  Esterno basso o esterno alto,  ma è lì che deve stare. Il franco-congolese Makoumbou, sicuramente il più tecnico  assieme a Viola, ha necessità di una tiratina d’orecchie per qualche tocco sempre in più e le ritardate  verticalizzazioni. L’altra nota dolente, forse la maggiore, è l’attacco che non segna. Ma non ci sentiamo di condannare Lapadula, Pavoletti, Mancosu o chi per loro: se non arrivano palloni giocabili e imbeccate smarcanti, hai voglia di sbatterti contro le difese avversarie avvantaggiate dai traversoni alti che arrivano dalle retrovie nemiche  e non  dalle fasce.

Ieri ha deluso profondamente anche il tanto invocato Zito Luvumbo, forse non ancora pronto per essere titolare. Che continui allora ad essere utilizzato, in attesa di maturazione, nella ripresa e all’occorrenza come “spacca partita”, una cosa che sa fare davvero bene con la sua imprevedibilità. Ed è qui che serve la scienza calcistica di Liverani. Solo lui può (deve) trovare le soluzioni. Che non siano però quelle viste  anche ieri  con il Genoa. Vedere un pullman parcheggiato davanti alla porta di Radunovic per non subire gol, non è gratificante. Se non si vince e non si rispettano le attese, i tifosi hanno ragione di mugugnare e anche arrabbiarsi.  A fine partita è stato illuminante il commento conclusivo dell’allenatore cagliaritano: “Non si può guardare sempre indietro (la retrocessione)  se si vuole andare avanti (serie A)”. Ha ragione pienamente Liverani. Ma che siano  lui e la squadra a cominciare a farlo.

Luciano Onnis                 

Genoa (4-3-1-2):Martinez; Sabelli, Dragusin, Bani, Pajac; Strootman, Frendrup, Yalcin; Aramu, Albert;, Coda.(All: Blessin)

Cagliari (4-3-3): Radunovic, Di Pardo, Goldaniga, Altare, Obert; Nandez, Makoumbou, Deiola; Luvumbo, Lapadula, Mancosu. (All:Liverani)

Arbitro: Marchetti

[Foto da Sky Sport]

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