Calcio, il Cagliari fuori dalla Coppa Italia. Lunedì impegno esterno contro l’Ascoli

È finita come era facilmente prevedibile e come, sotto sotto, si preferiva. Il Cagliari perde 1-0 a Bologna ed esce dalla Coppa Italia. Meritatamente e opportunamente. Meglio concentrarsi sul solo campionato di B, è questo  l’unico obiettivo che interessa  ai tifosi e forse anche al tecnico Liverani e alla società. Quella dello stadio Dallara doveva essere una partita utile per tastare le seconde linee e far fare minutaggio  ai titolari che meno hanno giocato finora nell’alternanza in campo. Le risposte che Liverani si aspettava sono forse arrivate  solo in parte. Ma ci sono state conferme, e anche nette. La prima è  l’inutilità di un giocatore come Gaston Pereiro, protagonista dell’ennesima prestazione flop in tre anni di permanenza in rossoblu. Stavolta anche con la fascia da capitano, una responsabiltà e un privilegio che in passato hanno  avuto giocatori come Riva, Brugnera, Matteoli, Zola, Villa e altri di grande livello tecnico e morale. Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio, l’uruguaiano è un peso per il Cagliari, l’uomo in meno quando è in campo. Il peggio è che ha un ingaggio  elevato, sicuramente sproporzionato al suo rendimento. La società non riesce a liberarsene ed è costretta a pagargli uno stipendio  che non permette di trovare acquirenti. Un contratto ancora lungo da scadere, altro errore macroscopico del presidente Giulini nel valutare il valore dei giocatori che è andato ad acquistare in questi anni di proprietà  della società rossoblù. Ma non è solo Pereiro a non aver approfittato della partita di Coppa con il Bologna per mettersi in mostra e candidarsi alla prima squadra. Zappa ha confermato tutti suoi limiti,  Obert ha cincischiato più volte in marcatura, Viola ha evidenziato i soliti limiti dinamici e di non essere comunque il regista che il cagliari cercava,  Lella di non avere ancora la maturità per ambire a rientrare fra i 16 titolari, Millico di essere un oggetto misterioso  di cui non si intravvedono qualità migliori di quelle del giovane Desogus fatto andar via per lasciargli spazio. Infine i due bomber (all’asciutto come i meloni della Marmilla) Lapadula e Pavoletti, forse la delusione maggiore del Cagliari targato Liverani. Ma in loro favore credo possa essere spezzata una lancia: il gioco della squadra, o meglio il non gioco, non li agevola di certo, lasciandoli sempre soli in avanti e facile preda dei due centrali avversari.  Il tecnico Liverani non è ancora riuscito a  creare validi schemi  di gioco, soprattutto in attacco. Scontato che a pagarne le conseguenze siano le punte, impotenti e spesso anche rassegnate. Tutte queste lacune della squadra sono state confermate contro il Bologna. Ma ci sono anche le conferme positive di Capradossi, di Barreca e soprattutto del diciannovenne Kourfalidis che merita il giro della prima squadra molto più di compagni che non ne sono invece all’altezza. Forse  servirebbe un po’ più di coraggio da parte di Liverani  nell’inserire il capitano della Primavera nel giro della prima squadra. 

Ora come ora, il Cagliari galleggia a metà classifica, non dà prova di forza e non convince. I tifosi non hanno abbandonato la squadra nonostante la retrocessione in serie B e dimostrato di esserle sempre vicino, in casa e fuori. L’entusiasmo sta però venendo meno,  alla Unipol Domus gli spettatori vanno progressivamente diminuendo. Le mazzate casalinghe  subite con Bari e Venezia sono ferite ancora aperte, il  successivo pareggio strappato al  Genoa facendo le barricate per metà partita e la vittoria  in casa con il Brescia ottenuta senza esaltare, non hanno restituito entusiasmo e fiducia.  Le due prossime partite, lunedì ad Ascoli e poi quella con la Reggina, chiuderanno  il ciclo di dieci partite iniziali che Liverani aveva chiesto  come arco di tempo per dare un volto alla squadra. Allora si capirà se si dovrà proseguire con un campionato altalenante o se servirà una brusca sterzata della società per inseguire il sogno del ritorno in serie A.

Di Luciano Onnis

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