Primo giorno da uomo libero per Zuncheddu: “Non mi sembra ancora vero”

“Ieri è finito un incubo? Sì, questo è il primo giorno da uomo libero dopo 33 anni di carcere. Non mi sembra ancora vero”. Sono le prime parole di Beniamino Zuncheddu, l’ex pastore sardo accusato di essere l’autore della strage del Sinnai e che, dopo 33 anni di carcere, al termine del processo di revisione, è stato assolto per non aver commesso il fatto.

Zuncheddu è stato intervistato in esclusiva  a Radio Giornale Radio durante “L’Attimo fuggente” di Luca Telese e Giuliano Guida Bardi.

“Il carcere è sempre duro, soprattutto per chi è innocente – ha commentato – . Se andrò a trovare quelli che mi condannarono? No, anche perché la maggior parte di loro è in cielo. O forse all’inferno. Ma in ogni caso non me la sentirei, non saprei neppure cosa chiedere loro. Chiedere il perché di tutto questo? Non servirebbe a nulla, io non provo rancore”.

Poi durante una conferenza nella sede del partito Radicale ha aggiunto: “Il momento più brutto è stato quando mi hanno arrestato e il piu bello quando mi hanno liberato. Non so dire come immagino la mia vita ora. Mi sentivo come un uccellino in gabbia senza la possibilità di poter fare niente. In carcere mi dicevano sempre se ti ravvedi ti diamo la libertà. Ma di cosa mi devo ravvedere se non ho fatto niente. Però non ho accettato? perché non ho fatto niente”

“Desideravo avere una famiglia, costruire qualcosa, essere un libero cittadino come tutti. Trent’anni fa ero giovane, oggi sono vecchio. Mi hanno rubato tutto. Adesso mi riposerò, almeno mentalmente- ha detto Zuncheddu -. Non provo rabbia. Ho sempre sognato arrivasse questo momento, dal primo giorno. Mi sento di dover dire grazie al partito radicale, a chi mi sta intorno, ai miei familiari, al mio paese”.

Zuncheddu durante la conferenza ha parlato degli anni in cella: “Quando ero in carcere la fede teneva alta la mia speranza. Essere libero è una cosa inspiegabile. Non provo rabbia perché sono vittime anche le persone che mi hanno accusato, non è colpa loro. Ma del poliziotto che fa parte della giustizia, dell’ingiustizia”.

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