Branchi di randagi nella laguna di Santa Gilla, così muore “sa genti arrubia”/ La galleria fotografica

Gigi Demontis è un tipo mite. Con una passione forte: fotografare. A Cagliari ci sono luoghi che ama moltissimo: la laguna di Santa Gilla, per esempio. E  le zone umide, verso il mare. Gigi Demontis negli stagni di Conti Vecchi e al Parco di Molentargius ci passa la vita a fotografare: avocette, anatre, aironi e fenicotteri. Se ne sta lì, zitto zitto e appollaiato. Aspetta lo scatto giusto, la schiusa delle uova, il primo volo dei pulli, la grande bellezza. Gigi Demontis è un tipo molto tranquillo. Ma c’è una cosa che lo fa incazzare. Puntare l’obiettivo e farsi esplodere la morte in faccia.

E’ successo anche questa mattina, quando parcheggiata la macchina, all’ingresso delle saline, ha iniziato a camminare sulla strada sterrata, e quasi ci inciampava su quelle carcasse di animali. Due fenicotteri, i corpi dilaniati dalle cornacchie. Sono anni che succede. Sono anni che scrive, denuncia, impreca. Senza nessun risultato.

E’ successo anche lunedì scorso. Il solito sopralluogo dentro il silenzio amico, tra nuvole e acqua. Poi, all’improvviso, uno sbattere rovinoso d’ali e il ringhiare furioso dei cani. Il fenicottero era a pochi metri da lui, il lungo collo ferito tra i denti dell’animale. Gigi Demontis ha iniziato a tirare pietre, e poi canne e tronchi. Ha iniziato a urlare. E il branco, all’improvviso, si è dileguato.

Gigi Demontis si è attaccato al telefono. Ha chiamato l’Info Point di Molentargius, ma gli hanno risposto che non era di loro competenza. Ha chiamato la Forestale, ma gli hanno detto di rivolgersi alla clinica San Giuseppe. Ha chiamato i veterinari, ma gli hanno confessato di non avere mezzi per quelle zone paludose. Nemmeno due soldi per un misera zattera. Gigi Demontis allora ha scattato. E scattato ancora. La rabbia impotente a far muovere veloce le mani. Questo è il suo racconto per immagini.

Donatella Percivale

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